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sabato, Aprile 27, 2024

Le guerre tra capitalismi e i ritardi del pensiero progressista. L’analisi di “Sinistra”, il libro di Aldo Schiavone

“Al pensiero progressista serve una rottura radicale”: questo il filo conduttore del libro “Sinistra” di Aldo Schiavone. Un approfondimento su queste tematiche sarà pubblicato sul numero di marzo di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli. Nell’articolo che riceviamo e pubblichiamo in anteprima – intitolato “Lo scontro tra capitalismi” – il giornalista, scrittore, regista tv Adolfo Lippi evidenzia come, di fronte all’evoluzione della società e dei modelli produttivi, occorra una profonda riflessione su disuguaglianze e democrazia.

Vi è ancora chi crede che sia in atto uno scontro mondiale tra paesi capitalisti e paesi socialisti. Così non pochi si schierano dalla parte della Russia e della Cina pensando di servire gli interessi della classe operaia internazionale. Ma non è così. Le guerre in corso, dall’Ucraina alla Siria, dallo Yemen al Pacifico sono guerre tra tre capitalismi, perché da tempo, e non da oggi, sia in Russia che in Cina il potere è in mano ad oligarchi praticanti il capitalismo poiché il Capitalismo, maiuscolo e salutissimo, ormai domina il mondo mandando in soffitta tutte le teorie marxiane e marxiste.

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Quando ciò è avvenuto? Secondo un informato libro di Aldo Schiavone, già presidente a Roma del mitico “Istituto Gramsci” e quindi “sinistro” davvero insospettabile, il passaggio epocale al capitalismo universale sarebbe avvenuto dall’ultimo dopoguerra, essendosi il capitale alleato con la strapotente tecnologia che ha rivoluzionato completamente il lavoro.

Il libro si intitola “Sinistra” e lo pubblica Einaudi. Dice il libro: “Al pensiero progressista serve una rottura radicale”.

La rottura, secondo Schiavone, va fatta con le teorie sviluppate da Carlo Marx che predicò e scrisse nell’epoca dell’avvento dell’industrializzazione selvaggia. Allora, nelle fabbriche inglesi, americane, tedesche, i lavoratori erano né più né meno merci asservite. Non era allora difficile, viste le inumane condizioni della loro esistenza, accusare il capitale, dominante le aziende, di sopruso ed incitare i lavoratori alla rivoluzione. Questa rivoluzione, attuata poi da Lenin in Russia, aveva per slogan “la terra ai contadini, le fabbriche agli operai”.

Orbene, la mondializzazione degli scambi, la conquista dei mercati, il significato del prezzo del lavoro e delle merci, fecero subito immaginare che il soviet non avrebbe mai potuto dirigere, per la concorrenza con altri operatori, la fabbrica; né funzionò il sistema dei kolkoz cooperativisti nonostante che Stalin facesse massacrare milioni di kulaki, che erano i vecchi contadini proprietari di terreni.

Oggidì in nessun paese del mondo, nemmeno a Cuba, nemmeno in Corea del Nord, nemmeno là dove si sbandiera la falce e il martello, esiste un solo luogo di lavoro governato dai lavoratori. Il socialismo in Russia e in Cina divenne da subito un capitalismo di Stato, dove le decisioni venivano prese, nell’interesse nazionale e produttivo, dai dirigenti e dai ministri, identitari ai medesimi “pescecani” descritti dalla pubblicistica sovversiva nei padroni. Non migliorarono le condizioni dei lavoratori e dei contadini, anzi peggiorarono. Ma poi avvenne, come ben scrive Schiavone, l’avvento della tecnologia.

La tecnologia inventò un nuovo modo di lavorare. Ormai vincono, dice l’autore, “lavori granulari, individualizzati, competitivi, legami deboli e fluidi che separano e distinguono, non uniscono, non creano linguaggi e trame sociali comuni”. La rivoluzione tecnologica si trasforma allora in una rivoluzione sociale e mentale di portata universale. Nulla sarà come prima. E allora è finita la Sinistra che si identificava con la classe operaia. Certamente la “classe” non c’è più. È più facile trovare lavoratori che votano a destra. Ma più clamoroso è il comportamento di Russia e Cina, nazioni fino a trent’anni e più fa “comuniste” che , al giorno d’oggi, praticano una politica nazionalista, imperialista, di conquiste territoriali e di mercati, con sfruttamento di paesi poveri conquistati. Perché questo? Perché Russia e Cina hanno acquisito una mentalità capitalista (come Napoleone, come Hitler, come i finanzieri americani, inglesi, occidentali).

Si chiede infine Schiavone: che deve fare, allora, una Sinistra? Deve porsi due problemi fondamentali che sono due strade di comportamento: le disuguaglianze e la democrazia. Bisogna che le disuguaglianze vengano quotidianamente combattute oggi (e non rinviando la soluzione al futuro ideale) dando lavoro, dando scuola, dando patria, dando salute, dando riconoscimento civile ai diversi. Bisogna che i cittadini possano godere di massima libertà qualunque sia il loro stato e possano partecipare alla vita pubblica. Anche chi, nato qui, ancora non possiede diritti.

Tutti poi, votanti a sinistra o a destra, devono battersi per la Pace tra le nazioni, capendo che non è coi carri armati o l’uso delle atomiche che il capitalismo può trionfare. Non c’è trionfo nello scontro tra popoli ma vi sarà trionfo nella liberazione, in pace, dell’intera umanità. E questo per ora non lo pensano né la grande industria militare occidentale né il nuovo zar, Putin (checché sproloqui il signor Silvio Berlusconi).

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