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domenica, Maggio 5, 2024

Oblong Contemporary Art Gallery alla conquista di Firenze: nuova sede e la mostra di sculture di Antonio Signorini

L’inaugurazione della mostra Attraverso. Antonio Signorini, che vede le opere monumentali dell’artista installate in piazza san Firenze, piazza del Carmine e piazza del Grano, e l’inaugurazione della sede di Firenze di Oblong Contemporary Art Gallery dopo quelle di Forte dei Marmi e di Dubai, sono state un vero successo.

Le istituzioni, con in primis il sindaco Dario Nardella, la vicesindaca Alessia Bettini, e il pubblico delle grandi occasioni hanno affollato la piazza del Carmine, dove si trovano Arcturus e Sun, i due cavalli monumentali di Signorini, e la splendida sede di Oblong a Firenze, che si trova accanto alla Cappella Brancacci e dove, oltre alle straordinarie e inedite opere di Antonio Signorini, trovano posto nelle sale espositive numerose sculture di Antonio Velez, Stefano Bombardieri, Igor Mitoraj, Annalù, Gianfranco Meggiato, Yinon Gal-On, Cveto Marsic e Youn Kyoung Cho.

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A conclusione dell’evento che ha visto protagonisti dell’arte e della cultura le iniziative di Oblong Contemporary Art Gallery a Firenze, che ha nella gallerista Paola Marucci una guida attenta e di levatura internazionale – molti i collezionisti e gli ospiti di prestigio che sono arrivati da diverse parti del mondo – si è tenuto un dinner ad inviti nella loggia del Museo del Novecento, dove hanno presenziato nomi prestigiosi della politica, tra cui il presidente della Regione Eugenio Giani e il sindaco di Firenze, numerosi Vip, tra cui la giornalista Cesara Buonamici, esponenti della cultura come il direttore del Museo del Novecento, Sergio Risaliti e il curatore della mostra Luca Beatrice, per festeggiare le Istituzioni che hanno reso possibile lo straordinario e fattivo connubio tra pubblico e privato per promuovere l’arte e la cultura, la nascita di Oblong Contemporary Art Gallery di Firenze e l’acclamatissimo scultore Antonio Signorini che la città di Firenze ha accolto con molto interesse.

La mostra

Fino al 31 gennaio 2023 Guerrieri, Danzatrici, Cavalli volanti e un’inedita maschera ancestrale, costituiranno il percorso espositivo della mostra di Antonio Signorini. La rassegna si compone di sette opere monumentali, alcune inedite, realizzate con la fusione in bronzo. Di queste fanno parte Arcturus e Sun, i due monumentali cavalli volanti di 10 metri che saranno installati al centro di piazza del Carmine e i cui nomi emblematici fanno riferimento alle storie della mitologia greca e alle costellazioni, Arcturus, in particolare, prende il nome dalla stella Arturo, messa in cielo da Zeus per proteggere la vicina costellazione Callisto (Orsa Maggiore) dalla gelosia della dea Era.

“Antonio Signorini trae continua ispirazione dalla storia antica e dal mito – affermano i promotori della mostra – , come nel caso delle sculture monumentali delle danzatrici Idra e Merope, alte quattro metri e cinquanta. Il nome della prima si riferisce all’Idra che è la più estesa delle ottantotto moderne costellazioni e una delle quarantotto più antiche elencate da Tolomeo; rappresenterebbe l’ancestrale serpente o mostro marino che ritroviamo in molti miti del passato, tra i quali la leggenda dell’Idra di Lerna fronteggiata da Ercole nelle sue fatiche. Merope è invece una delle stelle della costellazione delle Pleiadi e, secondo il mito greco, una delle sette sorelle che accompagnano Artemide durante la caccia.  Nella Piazza San Firenze, le due danzatrici affiancano il guardiano del cielo e il guardiano della fede. Si tratta di due figure ieratiche catturate in pose dinamiche e nell’atto di combattere”.

Luce è una scultura inedita che rappresenta una maschera ancestrale, installata in piazza del Grano, avvicina lo spettatore alla forma che caratterizza il volto delle opere di Signorini: una forma che attraversa spazio e tempo, che unisce passato e futuro.

“Il pensiero artistico di Antonio Signorini – prosegue la nota – guarda ad un mondo lontano: ai disegni rupestri nelle varie zone del mondo dove gli antichi uomini sentirono la necessità di scrivere, di raccontare la propria esperienza. Le immagini rupestri dei graffiti dei deserti nordafricani e mediorientali si affacciano nel dinamismo delle figure rivisitate da Signorini che le evoca e le sublima. Le danzatrici raccontano il viaggio di ciascuna donna, ma non ne vogliono evidenziare il peso, sottolineano la riuscita non le difficoltà. L’artista rappresenta una danza simbolica, un passo, il passo del tempo. Mentre danzano, queste guerriere ci ricordano le loro infinite battaglie, i silenzi, le clausure, le notti solitarie, le violenze, le privazioni. Non hanno sguardo, ma scrutano la nostra anima, non hanno voce, ma cantano la loro storia”.

“I guerrieri sono forti, moderni ed essenziali – spiegano ancora i promotori – . Le loro linee pulite creano equilibrio e movimento e sono tutti ideati in pose dinamiche, hanno corpi magri, snelli, potenti, allenati ai pericoli e hanno in sé la grazia di un danzatore, un acrobata e un atleta; come afferma lo stesso Signorini, si tratta in realtà di un guardiano del patrimonio umano, del cielo e della fede: “La fede è quella nel procedere, nel proseguire un cammino verso lo sconosciuto. Nessuno sa che cosa ci aspetta e per questo ciascuno deve proseguire con la fede nell’avvenire. Questo è ciò che spinge i Guardiani a correre verso il domani: preparati alle difficoltà, consapevoli che non c’è una via di ritorno”.

Particolarmente emblematici, come sottolinea l’artista stesso, sono i cavalli volanti: “sono comete luminose, ciascuno con il nome di una stella, e arrivano sulla terra attraversando l’atmosfera. Per me il cavallo è suono e luce; è stato il compagno di cui l’uomo si è servito per conquistare il mondo, il suono del suo movimento, del suo respiro echeggia in noi come una musica amica, come una voce ancestrale”.

In nessuna delle opere di Signorini sono rappresentati gli occhi, “ma ciascuna figura ha un proprio sguardo. L’assenza degli occhi non elimina lo sguardo ma lascia la libertà allo spettatore di dialogare con le opere, di guardare, pensare, immaginare quello sguardo che spesso è uno specchio e consente a ciascuno di interrogarsi sull’essenziale”.

“In continuo spostamento tra l’Italia, Londra e Dubai – si legge ancora nella nota – , Signorini nei suoi viaggi è sempre alla ricerca di qualcosa che accenda il proprio lavoro, retto dalla consapevolezza che le radici iconografiche sono comuni a culture molteplici e non appartenenti a territori specifici. Il titolo della mostra, Attraverso, restituisce proprio il senso del viaggio che fa parte della cultura mediterranea e non solo. Le sculture esposte rappresentano il periodo di piena maturazione dell’artista toscano dal punto di vista formale, per l’abilità di realizzazione e per la sintesi immediata di immagini che funzionano al primo impatto, tranne poi invitare a uno sguardo riflessivo e concentrato. Sono dunque frutto dell’elaborazione dei diversi e numerosi stimoli sociali e culturali, raccolti in un itinerario ormai piuttosto lungo, che si annoda a doppio filo con la propria autobiografia”.

Lo scultore dice di sé: “Sono nato in Toscana e di casa in Europa, in Asia, in America, nel Medio Oriente. “Attraverso” è viaggiare nel cosmo della vita. Senza un punto di origine che rende la vita un cerchio o un quadrato il modo diviene quello della spirale pulsionale». Nelle piazze di Firenze, allestite alla luce del sole, all’ombra della sera e al buio della notte, le sue sculture sono affidate allo sguardo del pubblico. «Vorrei che Il lettore delle opere – l’immagine rimanda all’idea di opere che si leggono come un libro e non si consumano in un solo istante – entrasse in questo mio firmamento culturale e artistico per trovare quello di ciascuno, a volte ancora inedito”.

La biografia

Il viaggio artistico di Antonio Signorini inizia in Toscana, dove nasce nel 1971. “Immerso fin da bambino nella ricca storia della sua regione, trova in questi meravigliosi luoghi ispirazione e stimolo creativo, innescando in lui l’interesse e l’amore per l’arte. Durante la sua infanzia condivide la passione del padre per l’arte e insieme a lui visita musei, città, palazzi, osserva e studia le opere monumentali e archeologiche italiane ed Europee dando vita ad un processo di ricerca e di studio della storia dell’arte e dell’arte primitiva che lo hanno accompagnato per tutta la vita”.

“Nel tempo trascorso studiando questi luoghi d’arte e le modalità di realizzazione delle opere degli artisti che lo hanno preceduto, la sua ricerca ruota intorno a come trasformare il bidimensionale di un disegno o di un dipinto in tridimensionale interrogandosi sul processo creativo, su come, partendo da un’idea, si avvia il percorso artistico che inizia a materializzarsi nel disegno per poi, nella scultura, emergere da esso e iniziare ad occupare uno spazio tangibile: così l’idea creativa prende forma e sostanza rimanendo, al contempo, intangibile e inafferrabile. Si interroga sul significato dell’opera d’arte, sulla sua bellezza, sulla sua atemporalità. Dal 2001 al 2003 il suo desiderio di perfezionare le sue conoscenze nelle varie tecniche artistiche lo vede di nuovo a Firenze dove approfondisce le sue conoscenze nella scultura lavorando con il bronzo e altri materiali. In tale occasione prosegue anche le sue ricerche sull’arte classica e rinascimentale, nonché nello studio delle antiche civiltà del mondo. Il suo lavoro si concentra sull’equilibrio impossibile, sul plasmare i materiali in modo da farli apparire eterei, per toglierne il peso, la gravità. Le linee diventano essenziali, pulite. L’equilibrio è il volo, ovvero l’assenza di staticità. Pose dinamiche, il salto, la corsa, il galoppo, la danza. Le sue opere non hanno occhi, lo sguardo diviene ricerca di qualcosa che non si vede perché l’artista provoca lo spettatore e ne stimola il contributo. L’occhio non occorre per vedere. Ciò che non c’è, l’assenza lascia libera l’immaginazione”.

Nel 2004 si trasferisce a Londra dove vive per 15 anni lavorando nel suo studio a Battersea proprio alle spalle della Battersea Power station, luogo dove l’archeologia industriale si integra con le tipiche case a schiera londinesi lasciando sempre spazio a grandi aree verdi. Questo lo rende ancor più interessato al ruolo dell’arte, alla sua integrazione nel tessuto urbano e lo stimola alla ricerca della creazione di un paesaggio artistico integrato nel territorio. Proprio a Londra, infatti, la sua ricerca trova un terreno fertilissimo. Riesce a lavorare in progetti di fusione fra arte e architettura ristabilendo il ruolo dell’artista come creatore di spazi dove l’arte non rimane isolata ma si fonde e ingloba nella struttura e nel racconto della città e della casa.  È infatti in questo periodo che sviluppa il concetto di “structuralart”, un metodo di lavoro che combina il progetto architettonico e il progetto artistico dell’edificio e della città per rendere l’arte parte integrante del tessuto urbano nel quale lavora.

Oggi Signorini vive a Dubai dove molte sue opere sono esposte in aree pubbliche e dove lo studio tra la coesistenza di antiche civilizzazioni e le strutture architettoniche ultramoderne è divenuto fonte di ispirazione e di confronto. Lavorare in una delle aree di più antica civilizzazione circondato dai grattacieli più avveniristici è la chance per l’artista di creare un trait d’union tra il passato, il presente e il futuro.

La nuova galleria

Fortemente voluta dalla gallerista Paola Marucci, che nella crescita del marchio Oblong sta profondendo notevoli energie, l’apertura della sede di Firenze va nella direzione di espansione del marchio che vuole consolidarsi e posizionarsi in Europa e in Medio Oriente, e con proposte che vedono la promozione di scultori e artisti scelti per il mercato collezionistico internazionale. “La nuova sede di Firenze – dichiara Paola Marucci – nasce grazie all’impegno di tre imprenditori fiorentini, Patrizio Lari, Jacopo Ciglia e Claudio Lari, che da sempre si occupano di produrre e promuovere arte e bellezza. Sono particolarmente felice di aver trovato in loro tre partner mossi da grande entusiasmo per lo sviluppo della sede di Firenze e, in particolar modo, per aver creduto fin da subito alle potenzialità del progetto Oblong Contemporary Art Gallery, già consolidato nelle sedi di Dubai e Forte dei Marmi con grandi mostre anche in spazi pubblici e con le Istituzioni e con la fiducia di raffinati collezionisti italiani e internazionali”.

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