Una delle cose più in linea con la volontà politica di questa amministrazione, è la trasformazione dell’ex Arengo in uffici aziendali della GAIA, di cui l’ente Comune è socio.
Con un atto di giunta, precisamente il 165 del 6 maggio viene per la prima volta cancellato un pezzo di storia, forse uno dei più importanti, della Viareggio operaia e più in generale la testimonianza della lotta dei lavoratori lungo tutto il ‘900 in Versilia.
Ricordo con nostalgia quando nei lontani anni ’80 per qualsiasi cosa, riunioni, assemblee, stampa ciclostili dove si andava? In Camera del Lavoro, dietro quelle vetrate quanti dibattiti, scontri spesso accesi e appassionanti.
Adesso su tutto questo calerà la strategia della concessione trentennale, così è stato quantificato, partendo dagli 8 euro di affitto mensile a metro quadro fino a raggiungere un milione e ottocentomila euro di investimento.
Praticamente il Comune tornerà in possesso del bene nel 2053, senza considerare lo stato del manufatto alla consegna.
Ma cosa resterà della memoria di Viareggio, di quello spazio, del movimento operaio? Nulla, solo degli uffici per le bollette, dovremo andare in centro comodamente con l’auto, tanto Piazza Manzoni è già stata anticipatamente trasformata in parcheggio, con tanto di strisce blu, queste le politiche della mobilità sul territorio.
In quelle poche e scarne pagine sul contratto di concessione non ho trovato nessun riferimento al murales di Menghino, altro grande artista viareggino, può sembrare strano ma è così. Dalle dichiarazioni pare che verrà recuperato, ovviamente lo speriamo, ma pur restaurando la facciata resta l’idea di città che non ci appartiene. Anzi, probabilmente cercare di portare uffici e terziario oltre la ferrovia avrebbe potuto migliorare aree oggi degradate. Invece come sempre si preferisce concentrare le funzioni terziarie in aree sensibili, dove un recupero culturale e pubblico avrebbe avuto un senso civico maggiore, ma si è scelta la via più semplice, quella più veloce.
Viareggio in preda a un raptus di disidentificazione, Viareggio senza memoria dove il ricordo viene relegato dietro un bancone anonimo così da poter discutere di una bolletta o di un allaccio.
Pensare alle manifestazioni, alcune memorabili come quella del 1967, anticipatrice della contestazione globale del ’68, un corteo immenso di studenti e operai venne disperso a colpi di manganello, perché questa è stata la Viareggio che non abbassava la testa, rivendicava diritti e un altro modello di società e produzione. La Camera del Lavoro il 2 maggio 1921 venne devastata e incendiata da una spedizione punitiva fascista, quando la vecchia sede era in Via Pinciana. Il vecchio dipinto su lamierone di Lorenzo Viani finì nel canale assieme a documenti e alla distruzione di suppellettili. A pochi metri di distanza il 16 maggio dello stesso anno, l’uccisione feroce da parte degli squadristi fascisti di Nieri e Paolini. Quanta storia è passata davanti e tra quelle mura.
L’ex Arengo, Camera del Lavoro è uno degli edifici più importanti nella moderna storia cittadina, avrebbe potuto trovare un nuovo utilizzo in grado di stimolare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, ma per l’ennesima volta si è preferita un’altra idea di città. Questo hanno voluto, questa la Viareggio che verrà lasciata.
Un tanto al chilo
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Non conosco i dettagli della vicenda ma conosco molto bene cosa significa doversi recare a Pietrasanta ogni qualvolta occorra disbrigare una pratica amministrativa con GAIA. Ora siccome a Viareggio mi pare che ci siano più contenitori culturali che contenuti, stavolta mi sento di dire che avvicinare un servizio ai cittadini, è cosa buona e giusta.