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venerdì, Novembre 22, 2024

“Scarti della lavorazione di marmo e pietre: l’obiettivo è che non siano più un rifiuto ma un sottoprodotto”

C’è sconcerto tra i lapidei di Confindustria Toscana Nord per la mancanza di consapevolezza che emerge dal dibattito sul possibile utilizzo di una parte degli scarti di lavorazione del marmo e delle pietre.

Di fronte alle prospettive del loro riutilizzo su siti da riqualificare si sono levate voci contrarie a quello che è stato visto come uno stoccaggio di rifiuti. In realtà la direzione di marcia è quella opposta: fare in modo che, con significative modifiche nelle varie fasi di lavorazione, gli scarti si configurino non come rifiuti ma come sottoprodotti, in quanto tali perfettamente utilizzabili per interventi di riqualificazione ambientale come il riempimento di cave di prestito, di siti dismessi o degradati oppure per sostituire l’argilla nell’impermeabilizzazione dei capping di discariche e nella riqualificazione degli argini dei fiumi.

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Modificando a monte i cicli – naturalmente da parte delle imprese che sono disponibili e in grado di farlo – si va quindi a generare uno scarto immediatamente riutilizzabile che non ha niente a che fare né con i rifiuti gestiti da Venator né tantomeno col keu che davvero non ha alcuna attinenza.

“E’ desolante vedere che siamo ancora a questo punto del dibattito – commenta il presidente della sezione Lapidei di Confindustria Toscana Nord Fabrizio Palla -. Eppure gli elementi per comprendere la realtà dei fatti ci sono e li ha ben spiegati anche la sindaca di Massarosa: queste operazioni di riqualificazione si possono e si devono fare solo con materiali gestiti in maniera tale da avere lo status di sottoprodotti. Molte delle nostre aziende sono attrezzate e pronte a farlo. I rifiuti non c’entrano niente: quello che vogliamo e che sul piano tecnico è perfettamente fattibile è che si lavorino marmo e pietre così da non generare rifiuti ma sottoprodotti, cioè materiali il cui utilizzo è privo di un significativo impatto ambientale. Questo è impegno per l’ambiente, questo è fare economia circolare. Il resto è mancanza di informazione o propaganda tesa a demonizzare settori economici più che a trovare soluzioni per diminuire gli impatti ambientali e creare un percorso serio verso la sostenibilità”.

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