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domenica, Aprile 28, 2024

Superbonus e agevolazioni per i lavori negli immobili: le nuove norme e come ottenere la cessione del credito

Il tema dei bonus edilizi e della loro possibile anticipazione condiziona il mercato e la possibile sopravvivenza di tante imprese edili appaltatrici. Con l’approvazione del decreto Aiuti IV e della legge di Bilancio 2023 è stato modificata la normativa che regola tale settore, dalla cessione del credito al superbonus (al 90%), dall’ecobonus al sisma bonus e agli sgravi fiscali per chi ristruttura.

Un interessante articolo di Gino Pagliuca pubblicato sul sito del Corriere della Sera (https://www.corriere.it/economia/superbonus-sgravi-fiscali-casa/cards/superbonus-90percento-cosa-cambia-2023-tutte-regole-conoscere-fino-2025/superbonus-incentivi-casa-tutti-articoli.shtml) chiarisce la situazione normativa in ordine alle modalità e possibilità di ‘anticipazione’ dei bonus edilizi: una questione che interessa moltissimo tutte le imprese edili (oltre i committenti) alle prese di una liquidità necessaria di fronte, di fatto sino ad oggi, indisponibilità del sistema bancario a sostenerle finanziariamente.

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Ecco alcune delle novità introdotte dal Governo, così come le spiega il Corriere della Sera. Per i condomini l’agevolazione resta al 110% fino al 31 dicembre di quest’anno se la Comunicazione inizio lavori (Cilas) è stata presentata entro precise scadenze a seguito di delibera dell’assemblea; quelli che non rientrano in queste condizioni otterranno per le spese effettuate nel 2023 un’agevolazione del 90%. Restano invariate le regole precedenti per i lavori del 2024 (70% di detrazione) e del 2025 (65%). Gli edifici plurifamiliari a proprietà unitaria con un minimo di due e un massimo di quattro appartamenti sono equiparati ai condomini, senza la necessità di assumere delibere assembleari, e possono ottenere il 110%solo se la Cilas risulta presentata entro il 25 novembre 2022, altrimenti si scende al 90 e poi al 70 e al 65, come per i condomini.

Non cambia il requisito temporale per le case indipendenti e quelle assimilate: “potranno ottenere il 110% e per le spese effettuate entro il 31 marzo 2023 solo i proprietari che al 30 settembre 2022 avevano certificato il raggiungimento di almeno il 30% dei lavori – afferma il Corriere della Sera – . Nuova invece la possibilità di ottenere il 90% per i proprietari che abbiano cominciato i lavori successivamente al 30 settembre 2022, ma nel rispetto di due condizioni: l’immobile deve essere una prima casa e il reddito calcolato con le regole quoziente familiare non dove superare i 15mila euro. Il computo del quoziente si effettua sommando i redditi lordi dell’anno precedente alla richiesta di agevolazione di tutti i componenti del nucleo: 15mila euro per i single, 30 mila euro per due, 37.500 per tre, 52.500 per 4 e più”.

Per quanto riguarda gli altri bonus, è stata confermata l’abolizione del bonus facciate mentre il bonus arredi per il 2023 sarà di 8.000 euro; quello sull’abbattimento delle barriere architettoniche è stato prorogato fino al 2025; l’ecobonus e il sismabonus ordinario e il bonus ristrutturazione rimangono in vigore invariati fino al 2024.

Sono previste poi regole specifiche per tre situazioni particolari. Ad esempio, gli immobili situati in aree interessate da eventi sismici maggiori a partire dal 2009 hanno diritto al 110% fino a tutto il 2025. Invece gli edifici gestiti dagli Iacp e assimilate (ad esempio le cooperative indivise) possono ottenere il 110% fino al 31 dicembre 2023, purché entro il 30 giugno sia effettuato almeno il 60% dei lavori. Infine, specifica ancora il Corriere della Sera, “per i lavori di demolizione e ricostruzione per cui è obbligatoria la richiesta di autorizzazione edilizia e non è prevista la Cilas, la richiesta del titolo abilitativo per mantenere il 110% deve risultare effettuata entro il 31 dicembre 2022”.

Una questione spinosa resta l’ottenimento della cessione del credito. Per agevolare l’operazione, sottolinea ancora il Corriere della Sera, diventa possibile effettuare un passaggio in più riguardo ai crediti: se è a favore di una banca, questa può cedere a sua volta i crediti ai suoi clienti professionali e alle partite Iva. L’obiettivo è alleggerire i cassetti fiscali delle banche permettendo loro di accettare nuove cessioni. Inoltre è prevista una garanzia della Sace per le imprese che hanno effettuato lo sconto in fattura per il superbonus ma non riescono a cedere i crediti.

Christian Dominici (foto dal sito www.studiochristiandominici.it)

Il Corriere della Sera ha chiesto anche al noto commercialista milanese Christian Dominici, specialista nella gestione dei crediti fiscali e collaboratore del mensile “Leasing Time Magazine”, una valutazione dell’impatto sul mercato da parte di queste modifiche della disciplina delle cessioni. Ferma restando una situazione generale che spinge le aziende creditizie alla prudenza, le nuove norme “rendono in prospettiva più facili le operazioni”, è stata la risposta di Dominici. In particolare “la possibilità di effettuare una cessione in più apre il mercato a soggetti molto interessati a questo tipo di operazione, e cioè le compagnie assicurative – ha aggiunto l’esperto – . Queste hanno capienza fiscale molto ampia dovendo versare per conto del cliente le imposte sostitutive (attorno al 26%) sui premi. Le compagnie assicurative però non hanno interesse a essere gli ultimi destinatari della cessione mantenendo i crediti quali ultimi cessionari, perché in questo caso sarebbero costrette ad effettuare accantonamenti sul rischio (maggiori riserve matematiche), di qui l’importanza della norma del decreto Aiuti IV che introducendo un’ulteriore cessione, favorisce l’ingresso nel segmento dell’acquisto dei bonus edilizi da parte delle compagnie assicurative in sostituzione delle banche”. Secondo Dominici, però, l’ostacolo reale alla ripartenza delle cessioni è rappresentato dal costo del denaro: “Con i titoli di Stato al 4% senza rischi le banche certo non fanno per meno un’operazione come la cessione che comunque da rischi non è esente, né le si può in qualche modo obbligare”.

Su questi temi specifici, lo Studio ConCredito è disponibile ad approfondire le questioni aperte ed importanti con tutti i soggetti interessati per ricercare possibili soluzioni idonee a risolvere le questioni che si presentano alle imprese appaltatrici. Il sistema bancario ed assicurativo hanno, a nostro giudizio, l’impegno morale e materiale ad assistere le aziende valide e oneste che debbono risolvere questa vera e propria emergenza ‘liquidità’. ConCredito è in via Scirocco 53 a Viareggio, tel. 0584 – 93444.

Gianfranco Antognoli (ConCredito)

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