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giovedì, Maggio 16, 2024

Umanità ed economia: dal baratto alla moneta digitale. Gli scenari futuri della relazione quotidiana con i soldi

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo di Renzo Ponzecchi sulla rivoluzione dell’euro digitale che sarà pubblicato sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia e finanza diretto da Gianfranco Antognoli.

L’importanza del rapporto fra il vendere e l’acquistare è iniziata con il baratto: lo scambio in natura di una cosa con un’altra. Il problema di come dare una giusta valutazione agli oggetti scambiati fu risolta all’inizio con un prodotto all’epoca primario: il grano.  Per pagare beni o un lavoro fu indicato nella “Misura”. Rappresentava la quantità di grano come valore corrispettivo alla durata del lavoro, oppure dalla merce da scambiare. Si pagava il lavoratore con un sacco, mezzo sacco, una ciotola di grano, rapportati alle giornate lavorative.

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Successivamente, essendo la pastorizia la prima attività economica dell’uomo, i singoli capi del bestiame avevano un considerevole valore pecuniario. La pecora ebbe un alto valore di scambio. Pecora (pecus, da cui pecunia).

Il valore primario dello scambio con l’evoluzione del commercio si indirizzò sui metalli. Dal ferro ed altri metalli si passò all’oro e all’argento. Dalle monete in oro e argento, per le transazioni commerciali si passò alla lettera di credito. Introdotta nel XII secolo fu un ottimo strumento per trasferire fondi evitando di trasportare fisicamente il denaro.

Successivamente per vari motivi, tra cui la scarsità dei metalli usati per il conio, si passò alla carta moneta. Marco Polo (1254-1324) ne “Il Milione” riportò dalla Cina la notizia dell’uso della carta come moneta. Descrisse come si produceva la cartamoneta durante il regno di Kublai Khan. La prima banconota europea venne emessa dalla Svezia intorno al 1661 dalla banca fondata da Johan Palmstruch, ebbe il nome di Daler e fu prodotta in vari tagli. In Italia la prima serie di banconote, approvata il 26 settembre 1745, fu emessa dalle Regie Finanze di Torino il 1º gennaio 1746.

Oggi molti pagamenti vengono fatti con dispositivi elettronici, digitali, mobili, ect… soltanto in Italia i pagamenti digitali nel 2022 sono stati pari a 390 miliardi di euro. Nello spazio virtuale della rete nacque un’altra moneta. Il 3 gennaio 2009 venne alla luce la prima criptovaluta: la Bitcoin.  Il padre fu il misterioso Satoshi Nakamoto, per la precisione il suo pseudonimo, che ne anticipò le sue caratteristiche il 31 ottobre del 2008. La sua estrema volatilità la rende rischiosa per gli eventuali investitori e speculatori. La Ftx piattaforma per il trading di criptovalute (USA), fondata da Sam Bankman-Fried, (è fissata per il 28 marzo 2024la sentenzadel suo processo) ha fatto precipitare negli abissi 3 mila miliardi di capitalizzazioni. Nonostante l’enorme fallimento della Ftx, nel 2023 il Bitcoin è cresciuto del 158%, del 90% Ethereum e Solana addirittura decuplicata.

Renzo Ponzecchi

Ma vera svolta nel mondo delle criptovalute è stata data mercoledì 10 gennaio dalla SEC (Security and Exchange Commission) che ha approvato gli Eft (Exchange Traded Funds, sono fondi di investimento quotati  sui mercati) consentendo così agli investitori tradizionali di acquistare e vendere bitcoin con la stessa facilità delle azioni e dei fondi comuni di investimento.

Da leggere con attenzioni le dichiarazioni di Gary Gensler, presidente della Security Exchange Commission: “L’approvazione si traduce in una maggiore supervisione, sebbene oggi si sia approvato la quotazione e la negoziazione di alcune azioni dello spot bitcoin, non abbiamo approvato o appoggiato il bitcoin. Gli investitori devono rimanere cauti riguardo alla miriade di rischi associatial bitcoin e ai prodotti il cui valore è legato alle criptovalute”. Inoltre, aggiunge che “gli asset sottostanti agli Etf sui metalli hanno usi industriali e di consumo, mentre il bitcoin è principalmente un asset speculativo e volatile, utilizzato anche per attività illecite come il ransomware, il riciclaggio di denaro, l’evasione delle sanzioni e il finanziamento del terrorismo”.

Questo opaco mondo delle criptovalute ha spinto finalmente l’Ue ad accelerare l’introduzione dell’euro digitale. Importante è sottolineare che l’idea della Bce, l’euro digitale, non ha l’obbiettivo di sostituire le banconote, ma di integrarle. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha dichiarato: “Stiamo lavorando a una proposta legislativa per sostenere il potenziale euro digitale, che lo inquadrerà a livello legislativo e ne regolerà gli aspetti essenziali”.

La Cina dal 2019 ha già lo yuan digitale cinese chiamato CNY.  La moneta elettronica, CDBC “Central Bank Digital Currency”, viene emessa da una banca centrale e, per questo motivo, ha le stesse caratteristiche essenziali della valuta fisica in circolazione.

Sebbene utilizzino la stessa tecnologia, le criptovalute di fatto decentrate da ogni regola e l’eurodigitale si differenziano sostanzialmente. La CDBC in quanto emessa da una Banca Centrale subisce tutte le influenze delle politiche monetarie del Paese che la emette e delle decisioni della Banca Centrale. Non subisce la volatilità a cui sono soggette praticamente tutte le crypto. Indubbiamente rivoluzionerebbe il rapporto fra cliente e banche.

L’euro digitale diventerebbe l’equivalente elettronico delle banconote e delle monete di euro e sarebbe una moneta parallela al contante, usata per i pagamenti dei Paesi dell’Eurozona. In questo modo i cittadini europei potrebbero depositare denaro presso la BCE, e non solo presso le banche commerciali, come avviene oggi. Le nuove modalità di pagamento dei consumatori europei richiedono nuovi approcci al sistema bancario. 

L’introduzione dell’euro digitale da parte dei paesi europei, limiterebbe così la temibile concorrenza delle CBDC di altri paesi che potrebbero minacciare la sovranità e la stabilità monetaria e finanziaria europea. Inoltre renderebbe più semplice il tracciamento e il contenimento dei reati finanziari.

Con ogni probabilità ci vorranno alcuni anni (… si prevede il suo ingresso nel 2026) prima di poter sfruttare l’euro digitale. Siamo comunque all’inizio di una nuova, storica, fase nella nostra relazione quotidiana con i soldi.

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