Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo di Alberto Bruschini di Value+ S.r.l. che sarà pubblicato sul prossimo numero del mensile di economia e finanza “Leasing Time Magazine” diretto da Gianfranco Antognoli.
Il Fondo Monetario Internazionale in un recente report ammonisce le banche centrali (FED e BCE) a tagliare i tassi di interesse troppo presto per favorire un atterraggio morbido dal momento che l’inflazione sta scendendo verso i livelli obiettivo.
In Occidente, un simile ragionamento ha un suo fondamento. In effetti, le previsioni sull’andamento dell’economia, sia negli Stati Uniti che in Europa, prospettano uno scenario riflessivo nel 2024 e un balzo in avanti nel 2025.
Il contesto generale, però, non produce gli stessi effetti per ciascun paese. Gli alti tassi di interesse colpiscono in modo più che proporzionale gli Stati, come il nostro, che hanno un debito/Pil del140% e un sistema produttivo che fa leva sulle piccole e medie imprese.
La politica monetaria restrittiva delle banche centrali, fondata prevalentemente sugli alti tassi di interesse, si ripercuote in modo indiscriminato sul sistema delle PMI. Infatti, è notevole la differenza tra le imprese ad assorbire l’incremento degli oneri finanziari.
L’aumento del costo delle materie prime o dell’energia, di norma, si ribalta in maniera uniforme sui costi di produzione delle imprese manifatturiere e dei servizi. Diverso, invece, è il caso dell’incremento del costo del finanziamento del capitale circolante, dei prestiti a MLT e dei leasing finanziari a tasso variabile.
Le imprese patrimonialmente solide, con livelli di cash flow adeguati al volume degli affari, hanno maggiori possibilità di reggere il peso dell’aumento degli oneri finanziari. Le imprese più deboli dal punto di vista patrimoniale e della generazione di flussi di cassa hanno invece grossedifficoltà a ribaltare sul prezzo del prodotto tali maggiori oneri.
E’ in questo dilemma che si dispiegano, con diversa valenza, sia all’interno del mondo delle PMI che rispetto alle grandi imprese industriali, gli effetti provocati dagli alti tassi di interesse. In una fase calante della domanda interna e di difficoltà di alcuni importanti paesi importatori (Germania in primis) molte piccole e medie imprese si trovano in grosse difficoltà.
La questione assume particolare rilevanza in Toscana per effetto di una massiccia presenza di distretti industriali in cui le imprese di minori dimensione ne sono l’asse portante, grazie alle esportazioni e alla domanda interna. Non sempre si mette bene a fuoco, però, l’importanza che tutt’ora mantiene il ruolo e la funzione della banca per la frammentazione del sistema manifatturiero.
In una regione come la nostra è passato inosservato che dal 2013 al 2022 abbiano chiuso più di 650 sportelli bancari, con una diminuzione di oltre 5.000 addetti. Non si agevola il rapporto banca impresa con la concentrazione degli sportelli bancari di fronte ad un tessuto produttivo che si caratterizza per la cospicua presenza di distretti industriali.
La questione diventa ancora più calzante in una situazione in cui gli alti tassi di interesse condizionano la vita delle imprese di minore dimensione. Molto spesso si tratta di difficoltà congiunturali che potrebbero trovare una soluzione con una diversa sistemazione dell’indebitamento finanziario. La rarefazione della presenza territoriale di sportelli bancari non favorisce, però, approcci di tale natura.
Gli alti tassi di interesse non agevolano la predisposizione di importanti progetti di in vestimento, come richiede la transizione ecologica e la digitalizzazione del sistema informatico. Ed è per questo che si auspica che da giugno possa iniziare una rapida discesa dei tassi di interesse, nonostante il peggioramento dello scenario geopolitico per la guerra in Ucraina e per l’acuirsi della crisi in Medio Oriente con gli attacchi nel Mar Rosso dei ribelli yemeniti.
Il governo ha rivisto i criteri per l’accesso al fondo di garanzia del MCC per la concessione di prestiti bancari a MLT relativi a nuovi investimenti che potranno usufruire della garanzia al 90%. Una modifica importante ma non determinante, anche se viene da domandarsi in cosa si riduca l’arte del banchiere laddove l’erogazione di finanziamenti a MLT è presidiata da una garanzia pubblica di tale portata.
Un intervento pubblico di questa entità andrebbe, invece, impegnato per un massiccia mobilitazione di finanziamenti alternativi a quelli bancari, sia per attutire l’eccessiva bancarizzazione delle attività economiche, che per puntare su processi di aggregazione tra imprese per far si che quelle piccole possano diventare medie, quelle medie grandi.
L’ammodernamento ambientale richiesto dalla transizione ecologica e la digitalizzazione delle attività non sono processi facilmente assorbibili da imprese di minore dimensione. E’ la complessità del cambiamento che richiede aziende più grandi per irrobustire un tessuto produttivo che è stato determinante per lo sviluppo economico del nostro territorio.