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giovedì, Maggio 2, 2024

Un tessuto produttivo da irrobustire per affrontare la complessità del cambiamento del mondo finanziario

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo di Alberto Bruschini di Value+ S.r.l. che sarà pubblicato sul prossimo numero del mensile di economia e finanza “Leasing Time Magazine” diretto da Gianfranco Antognoli.

Il Fondo Monetario Internazionale  in un recente  report  ammonisce le banche centrali (FED e BCE) a tagliare i tassi di interesse troppo presto per favorire un atterraggio morbido dal momento che l’inflazione sta scendendo verso i livelli obiettivo.

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In Occidente, un simile ragionamento ha un suo fondamento. In effetti, le previsioni sull’andamento dell’economia, sia negli Stati Uniti che in Europa,  prospettano uno scenario riflessivo nel 2024 e un balzo in avanti  nel  2025.

Il contesto generale, però, non produce gli stessi effetti per ciascun paese. Gli alti tassi di interesse colpiscono in modo più che proporzionale gli Stati, come il nostro, che hanno un debito/Pil  del140% e un sistema produttivo che fa leva sulle piccole e medie imprese.

La politica monetaria restrittiva delle banche centrali, fondata prevalentemente sugli alti tassi di interesse, si ripercuote in modo indiscriminato sul sistema delle PMI. Infatti, è  notevole la differenza tra le imprese ad assorbire l’incremento degli oneri finanziari.

L’aumento del costo delle materie prime o dell’energia, di norma, si ribalta in maniera uniforme sui costi di produzione  delle imprese manifatturiere e dei servizi. Diverso, invece, è il caso dell’incremento  del costo del  finanziamento del capitale circolante, dei prestiti a MLT  e dei leasing finanziari a tasso variabile.

Le imprese patrimonialmente solide, con livelli di cash flow  adeguati al volume degli affari, hanno maggiori possibilità di reggere il peso dell’aumento degli oneri finanziari.  Le imprese più deboli dal punto di vista patrimoniale e della generazione di flussi di cassa hanno invece  grossedifficoltà a  ribaltare sul prezzo del prodotto tali maggiori oneri.

E’ in questo dilemma che si  dispiegano, con diversa valenza, sia all’interno del mondo delle PMI  che rispetto  alle grandi imprese  industriali, gli effetti provocati dagli alti tassi di interesse. In una fase calante della  domanda interna e di difficoltà di alcuni importanti paesi importatori (Germania in primis) molte  piccole e medie imprese si trovano in grosse difficoltà.

La questione assume particolare rilevanza in Toscana per effetto di una massiccia presenza di distretti industriali in cui le imprese di minori dimensione  ne sono l’asse portante, grazie alle esportazioni e alla domanda interna. Non sempre si mette bene a fuoco, però, l’importanza che tutt’ora mantiene il ruolo e la funzione della banca per la frammentazione del sistema manifatturiero.

In una regione come la nostra è passato inosservato che dal 2013 al 2022 abbiano chiuso più di 650 sportelli bancari, con una diminuzione di oltre 5.000 addetti. Non si agevola il rapporto banca impresa  con la concentrazione degli sportelli bancari di fronte ad un tessuto produttivo che si  caratterizza  per la cospicua presenza di distretti industriali.

La questione diventa ancora più calzante in una situazione in cui  gli alti tassi di interesse  condizionano la vita delle imprese di minore dimensione. Molto spesso si tratta di difficoltà congiunturali  che potrebbero trovare una soluzione con una diversa sistemazione dell’indebitamento finanziario. La rarefazione della presenza territoriale  di sportelli bancari non  favorisce, però, approcci di tale natura.

Gli alti tassi di interesse non agevolano la predisposizione di  importanti progetti di in vestimento, come richiede la transizione ecologica e la digitalizzazione del sistema informatico. Ed è per questo che si auspica che  da giugno possa iniziare una rapida discesa dei tassi di interesse, nonostante il peggioramento dello scenario geopolitico  per la guerra in Ucraina e per l’acuirsi della crisi in Medio Oriente con gli attacchi nel Mar Rosso dei ribelli yemeniti.

Alberto Bruschini

Il governo ha rivisto i criteri per l’accesso al fondo di garanzia del MCC per la concessione di prestiti bancari a MLT relativi a nuovi investimenti che potranno usufruire della garanzia al 90%. Una modifica importante ma non determinante, anche se viene da  domandarsi in cosa si riduca l’arte del banchiere laddove l’erogazione di finanziamenti a MLT è presidiata da una garanzia pubblica di tale portata.

Un intervento pubblico di questa entità  andrebbe, invece, impegnato per un massiccia mobilitazione di finanziamenti alternativi a quelli bancari, sia per attutire l’eccessiva bancarizzazione delle attività economiche, che per  puntare su  processi di aggregazione tra imprese  per far si che quelle piccole possano diventare medie, quelle medie grandi.

L’ammodernamento ambientale richiesto dalla transizione ecologica e la digitalizzazione delle attività non sono processi facilmente assorbibili da imprese di minore dimensione. E’ la complessità del cambiamento che richiede aziende più grandi per irrobustire un tessuto produttivo che è stato determinante per lo sviluppo economico del nostro territorio.

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