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venerdì, Novembre 22, 2024

La figura di Mario Tobino e i suoi legami con Viareggio. Conferenza della nipote Isabella a San Paolino

La sera di venerdì 19 agosto nel cortile di San Paolino si terrà l’ultima conferenza che il parroco don Mauro Lucchesi ha voluto dedicare ad uno “spaccato” della storia di Viareggio incentrato sulle figure di tre noti personaggi che pure in epoche diverse vi hanno temporaneamente abitato.

Prima Giovanbattista Montini che qui si preparò per entrare in Seminario e quindi diventare papa Paolo VI, poi Maria Luisa di Borbone che nel 1820 elevò Viareggio a rango di città. Ora tocca a quel “Figlio del farmacista” che ebbe ad essere uno dei più illustri protagonisti dell’universo letterario della seconda metà del secolo XIX: Mario Tobino. Ad illustrarne la figura e l’opera sarà la nipote Isabella Tobino che, fra l’altro, è la presidente della “Fondazione Tobino” la cui sede si trova fra quelle “antiche scale” che per circa 40 anni Mario Tobino ha salito e sceso per curare i “matti” ricoverati nell’ex-ospedale psichiatrico di Fregionaia (meglio conosciuto come Maggiano) dove il medico-scrittore ha lavorato come psichiatra, appunto.

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Ebbene, se i suoi indiscussi capolavori sono da ascriversi a titolo come “La brace dei Biassoli”, “Le libere donne di Magliano” e “Tre amici”, che con Viareggio hanno nulla da spartire, alla sua città natale e al suo vecchio mondo marinaro ha dedicato almeno tre volumi di gran pregio narrativo: “L’angelo del Liponard”, “Lungo la spiaggia e di là dal molo” e il giovanile e già citato “Il figlio del farmacista”. Tutti comunque incentrati non sulla Viareggio del suo tempo, ma su quella gloriosa di un borgo marino che vantava una gloriosa marineria a vela rimasta negli annali della navigazione a vela, appunto. Oltre a quel “Piazzone” dove allora si poteva giocare e dove alzava le insegne la farmacia gestita dal padre.

Quindi una conferenza tenuta da colei che di Mario Tobino è stata ed è la gelosa custode della sua memoria in una Viareggio disincantata dove sembra che il famoso scrittore si sia quasi perduta ogni traccia. Un’occasione per conoscere da vicino colui che scrisse – e da anni campeggia sulla diga foranea del porto – il motto “In te son nato, in te voglio morire”,- ma che la sorte gli ha negato questa sentita volontà perché la morte lo colpì improvvisamente ad Agrigento dove si era recato con un suo nipote per ricevere il “Premio Pirandello”.

Giovanissimi abbiamo conosciuto Mario Tobino quando presso la redazione di Lucca dello scomparso “Giornale del Mattino” quando giunse una telefonata dall’ospedale di Fregionaia in cui un dottore comunicava che da un paio di giorni il regista Federico Fellini era ospite del suo collega Mario Tobino. Una visita da mettersi in relazione alla probabile trasposizione in film da “Le libere donne di Magliano”. Ma quando lo incontrai, il regista se ne era già andato dicendogli che quelle “donne” potevano vivere soltanto nel suo libro. E da lì nacque una lunga amicizia che per lungo tempo, con incontri prestabiliti o saltuari, si protrasse per lungo tempo che possiamo sintetizzare in quell’incontro notturno e casuale che facemmo, sempre a Lucca, in via dell’Orto Botanico quando solitario se ne stava in mezzo alla strada guardando il cielo. Ci disse più o meno queste parole: “Che ci fai in giro a quest’ora in una strada deserta?”. “Io sto andando a casa, lei piuttosto che ci fa qui?”: questa fu la nostra risposta. “Io che ci faccio qui? Ascolto ‘il rumore del silenzio’ perché di grida, pianti e lamenti ne sento anche troppi durante il giorno e la notte”. “Il rumore del silenzio”: quattro parole che non abbiamo più dimenticato.

Durante l’incontro sono previste delle letture dell’attrice Martina Benedetti tratte dal libro di Mario Tobino “Sulla spiaggia e di là dal molo”.
Mario Pellegrini

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