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giovedì, Novembre 21, 2024

Ciao Enzo, uno che si è divertito

E’ stato un allenatore che si è tolto le sue belle soddisfazioni. In campo e fuori. Perché quando vieni ricordato da tutti con parole cariche di affetto e infarcite di aneddoti sempre gustosi, ridondanti di leggerezza e ironia, vuol dire che non era certo il tipo ‘che se la tirava’ o con la puzza sotto il naso.

Ecco, questo era Enzo Riccomini, scomparso vicino al traguardo degli 88 anni (li avrebbe compiuti il 22 agosto): autenticamente genuino, innamorato della vita, con il gusto della battuta dissacrante per stemperare qualsiasi frizione potesse nascere nel suo gruppo.

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Un allenatore che ha spaziato fra serie A e B – Terni, al debutto in serie A; Ascoli con il presidente Costantino Rozzi; Pistoia, prima storica promozione in serie A a girone unico, le sue tappe più brillanti – ma che è rimasto nel cuore degli sportivi viareggini in due momenti diversi della sua carriera di allenatore.

Viareggio, calcisticamente parlando, è un po’ la pecora nera del pallone toscano: pur avendo (avuto) uno stadio da urlo e un bacino importante di tifosi, dagli anni ’50 in avanti è rimasta lontana dalla serie B, toccata invece in sei stagioni negli anni ’30 e nell’immediato dopo-guerra, quando veniva ridisegnata la geografia del pallone.

In effetti l’esordio importante di Enzo Riccomini in panchina è stato nella stagione 1970-71 alla guida del Viareggio in serie C, dopo una breve esperienza a Empoli.

Tre annate da protagonista, in particolar modo la terza, nel 1972-73 quando i bianconeri – con Cavallito, Piaceri, il giovane Bresciani, Della Martira, Dossena, Giampaglia, i giocatori più rappresentativi – arrivarono a lottare per la promozione in serie B.

Quel triennio effervescente fu il trampolino di lancio per il tecnico di Piombino: l’anno dopo infatti si ritrovò in serie A alla guida della Ternana. E da lì via verso altri lidi. Con alti e bassi, ma sempre con la nomea di un tecnico che sapeva gestire bene le situazioni difficili

Venti anni dopo, il ritorno a Viareggio. Non sazio. Ma con ancora voglia di vincere e di lottare per qualcosa di importante.

L’occasione gliela fornì su un piatto argentato Giorgio Mendella, il telefinanziere-frontman del gruppo Intermercato che voleva rilanciare il pallone bianconero, allargando gli orizzonti. Detto e fatto. Vittoria nel campionato di serie D (stagione 1989-90 – Foto) e squadra competitiva anche in C2 l’anno dopo: gente come Mangoni, Spalletti, Zamagna, Eritreo, Valori, Tatti Bisoli, Beni, Carillo, Sormani & C. Subito protagonista, in lotta per la promozione.

Ma in agguato c’era la buccia di banana: l’inchiesta giudiziaria sul gruppo Intermercato stemperò le speranze di promozione in C1 dei bianconeri. Morale: la beffa di Tempio completò l’opera. Il Viareggio rimase al palo e la Massese salì di categoria. Per Riccomini fu l’addio al calcio. Due anni dopo, un brevissimo interregno nella sua Viareggio, a metà stagione. Toccata e fuga.

“Mi sono divertito. Ora mi godo il tempo libero” diceva, quando lo incontravi vestito da tutto punto da corridore, mentre pedalava con quel sorriso dipinto sul volto che era un inimitabile biglietto da visita. Lo vogliamo ricordare così: sereno e sorridente.

Ai funerali, Viareggio – tifosi, ex giocatori, semplici cittadini – gli ha voluto dire grazie per tutte le emozioni che ha regalato alla città.

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