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mercoledì, Ottobre 9, 2024

Due navi incagliate in una settimana. Ma l’insabbiamento, il “male oscuro” del porto, risale addirittura alla sua inaugurazione nel 1907

Nemmeno il tempo di insediarsi al Comando della Capitaneria di Porto, che il Capitano di Fregata Alessandro Russo ha dovuto affrontare il problema principale del porto di Viareggio: quello dell’endemico insabbiamento esterno del suo ingresso, fra il molo e la diga foranea. Nel giro di sette giorni, infatti, ben due imbarcazioni turistiche di circa 40 metri vi si sono arenate. In pratica si tratta di un fenomeno che si protrae da tempo e che non cesserà fino al momento che non verranno meno i provvedimenti tampone messi in atto fino ad oggi, o se non sarà realizzato il tanto atteso sabbiodotto.

Il fatto è che il problema dell’insabbiamento del Porto di Viareggio è un problema endemico che risale addirittura all’inaugurazione del Porto. Perché ogni ora che passa – come ebbe a ricordarci l’ingegner Domenico Mei, a quel tempo presidente della locale sezione della Lega Navale – il moto ondoso scarica sabbia della capacità di portata di due autotreni, mentre se si dovesse smettere di dragare con gli attuali sistemi, nel 2200 attraverso l’imboccatura del porto passeranno soltanto i pattini. Ora a prescindere dal fatto che da oggi a quel drammatico ipotetico traguardo possono accadere infinite cose, è un fatto incontrovertibile che lo scalo marittimo della nostra città è sempre stato in condizioni di assoluta precarietà. E non solo da oggi, ma addirittura dal 1907 quando, come si è detto, venne inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele III.

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Se ben ricordiamo, secondo l’ingegner Domenico Mei in quell’incontro svoltosi presso il Club Nautico sul tema “Il porto di Viareggio: ieri, oggi…ma domani?”, le correnti marine che provengono sia da sud che da nord si incontrano all’altezza di Marina di Pietrasanta – più precisamente di fronte al Parco della Versiliana – ma se le prime sono ininfluenti, le seconde costituiscono da sempre un pericolo costante per il porto di Viareggio. Per cui affermare che si tratta di una struttura con errori, non siamo certo lontani dal vero, data la sua precarietà. Realizzato infatti nei limiti di un porto-canale, proprio allo sbocco in mare del Canale Burlamacca, allora come oggi scolmatore del Lago di Massaciuccoli.

Premesso quanto sopra, riteniamo opportuno tener conto che si tratta di una realtà che, pur vivendo in assoluta precarietà, è necessario tutelare e quindi intervenire non solo quando accadono fatti incresciosi come quelli ricordati all’inizio, ma in tempi normali, in maniera di garantire sempre e comunque il normale transito dell’imboccatura. Infatti, se è vero come è vero, che è sparita del tutto la cantieristica mercantile che dagli anni Sessanta agli anni Ottanta dell’altro secolo è stata uno dei punti trainanti dell’ industria locale; come è sparita la flottiglia peschereccia d’altura che negli anni Sessanta e Settanta, sempre dell’altro secolo, era soltanto seconda a quella siciliana di Mazara del Vallo; esiste pur sempre la cantieristica dei grandi e medi yacht, con i settori della riparazione e del rimessaggio che garantiscono un cospicuo fattore occupazionale anche nel comparto dell’indotto.
Mario Pellegrini

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