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sabato, Maggio 18, 2024

Giorgio Michetti, chi era costui? Lo ricordiamo nel 30° anniversario dell’uscita del capolavoro “Viareggio dispersa”

Nel trentesimo anniversario della diffusione della cartella “Viareggio dispersa”, contenente diverse stilografie di Giorgio Michetti su come ebbe ad immaginare la città nell’ormai mitico tempo della navigazione a vela, non soltanto si intende rendere omaggio ad una vita d’artista durata quasi 107 anni, ma fare un pensiero sulla sua intenzione di non fare il tradizionale “amarcord” su di una città che non c’è più, ma su di una città, appunto, dispersa in mille rivoli.

Cioè, di cui non c’è più alcuna memoria, salvo che nella cinquecentesca Torre, che i viareggini chiamano “Matilde”, non si sa perché, e che Michetti chiama giustamente “Mater”. Perchè il borgo di ieri e la città di oggi sono sorti intorno a questo fortilizio, coevo delle Mura di Lucca, anche se le origini vengono fatte risalire al “Castrum de Via Regia”, costruito in legno per contrastare eventuali attacchi saraceni. Più o meno all’altezza dove oggi insiste ciò che resta del vecchio stabilimento Salov nel piazzale Risorgimento. Infatti in questa cartella una dopo l’altra si susseguono stilografie di rara bellezza, perché l’esatta ricostruzione di ciò che è rimasto – praticamente la “torre mater” – e quello che non c’è più, si arricchisce di figure stilizzate che rappresentano l’autentico humus dell’arte figurativa di un artista che ha continuato a dipingere fino all’ultimo respiro.

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E’ infatti morto nel suo studio di via San Francesco dopo avere sceso per l’ultima volta le scale che lo portavano nella sovrastante sua abitazione. E pensare che nei giorni precedenti stava appunto ripensando ad una seconda edizione di questa cartella, per cui in un certo qual modo costituisce una specie di testamento artistico che racchiude gli ultimi trent’anni della sua attività pittorica. Tanto più che le stilografie di cui stiamo parlando non solo riproducono ciò che Viareggio è stata, perché in primo piano Michetti ha posto gruppi di persone, donne, pescatori e marinai che sono al di fuori del tempo, per cui al titolo ‘Viareggio dispersa’, si potrebbe aggiungere ‘Viareggio onirica’. Cioè una Viareggio sognata di cui l’artista ne diventa testimone, attualizzando una visione di quell’antico borgo che attraverso l’attività marinara è diventata la città di oggi.

Quindi non la solita rivisitazione di ciò che era e non c’è più – il riferimento alla ‘Torre mater’ è quanto mai significativo – ma la materializzazione grafica del famoso detto ‘non c’è futuro senza memoria del passato’. E proprio in questo sta l’originalità della cartella di cui come si è detto ricorre il trentesimo anniversario della sua pubblicazione. Ma al di là di questo nostro ragionamento sull’ultimo pensiero di Giorgio Michetti – cioè la volontà di riproporla in un seconda edizione – non è dato sapere se è andato disperso l’esemplare in suo possesso, come del resto gli innumerevoli dipinti che erano esposti nel suo studio.

In più c’è da rilevare che di questo grande artista si è perduta ogni traccia, come una meteora che è passata nel cielo della sua città natale. Forse perché gran parte della sua vita attiva è trascorsa a Milano e in Brianza dove ha lavorato e insegnato per tanti anni? Forse perché al di fuori dell’ambiente figurativo viareggino? Sta di fatto che oggi nessuno parla più di lui, anche se alle sue esequie, svoltesi nella chiesa di Sant’Antonio al cospetto di una folla che la occupava totalmente, e ascoltando una toccante orazione funebre per esaltarne il talento, sembrava tutto il contrario. E invece……
Mario Pellegrini

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