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venerdì, Marzo 29, 2024

“Identità di genere e diritti civili”: confronto allo Scientifico tra Monsignor Giulietti e l’Associazione Lgbt

Ospiti d’eccezione al Liceo Scientifico “Barsanti e Matteucci”. Stamattina (giovedì 23 febbraio) si è svolto infatti un incontro sul tema “Identità di genere e diritti civili” che ha visto come protagonisti l’Arcivescovo di Lucca, Monsignor Paolo Giulietti, e l’avvocatessa Isabella Passaglia per l’Associazione Lgbt, accompagnata dal dottor Cristian Giusti. Ha fatto gli onori di casa il professor Marco Martini, docente di storia e filosofia e organizzatore dell’evento, che ha anche moderato il dibattito.

Tanti e attuali gli argomenti affrontati tra cui lo Step Child adoption e applicazione della Legge Cirinnà; Pacs ed unioni civili; matrimoni LGBT ed equiparazione legale con matrimonio omosessuale; adozione “tout-court” dei figli e maternità surrogata; DDL ZAN: identità di genere anche come auto-percezione e l’educazione Lgbt nelle scuole come parte integrante dell’educazione sessuale.

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“Non parlerò in termini confessionali oggi, ma in termini antropologici – ha esordito Monsignor Giulietti – . In Italia l’adozione dei bambini è consentita per le coppie eterosessuali perché si dice che è necessario agire nell’interesse del bambino che ha bisogno di crescere con un uomo e una donna. Affermare che un uomo e una donna siano la stessa cosa significa negare i fatti. Una mamma non è un papà e viceversa un papà non è una mamma. È un dato antropologico assodato”. Isabella Passaglia ha quindi rilevato che “lo step child adoption è stato tolto dalla Legge Cirinnà, ma questo ha inevitabilmente creato molti problemi ai figli delle famiglie omogenitoriali che non hanno nessuna tutela al momento della nascita. Sono bimbi fantasma. Se invece la nascita avviene all’estero e poi i genitori tornano in Italia le cose cambiano, perché viene semplicemente applicato il riconoscimento del certificato estero”.

L’Arcivescovo Giulietti ha poi evidenziato che “il termine matrimonio deriva da mater munus, dunque è strettamente legato alla maternità. Anche i romani e i greci che erano molto aperti all’omosessualità non hanno mai approvato il matrimonio proprio per tutelare la maternità. La nostra Costituzione riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. “È vero – ha replicato Passaglia – ma all’articolo 2 dice anche riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Con la Legge Cirinnà vengono riconosciute le unioni civili, ma è diverso dal matrimonio perché non ci sono le pubblicazioni e non c’è l’obbligo di fedeltà e questo dal punto di vista morale significa dare minor valore”.

Inevitabile poi affrontare non solo la questione del DDL Zan, ma anche se sia corretto o no inserire Lgbt a scuola come parte integrante dell’educazione sessuale. “Educare non significa impartire conoscenze – ha affermato il presule – , questo casomai significa dare informazioni. Il nucleo dell’educazione è l’atteggiamento, dunque la scuola non può educare alla sessualità, è la famiglia che deve educare, non la scuola, che invece può dare informazioni”. “Il tema dell’educazione nelle scuole – ha quindi sostenuto Isabella Passaglia – era previsto anche nel DDL Zan, ma prevedeva che ci fosse il consenso dei genitori. L’educazione sessuale e di genere a scuola è importante perché previene anche gli atti di bullismo”.

Spazio infine al dibattito, al quale hanno partecipato molti studenti che si sono dimostrati estremamente interessati alle tematiche toccate nel dibattito.

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