Il personal trainer Marco Orsellini lascia Viareggio per proseguire la propria professione a Cecina. 31 anni, ha dedicato la sua vita allo sport e alla salute. Il suo spostamento lascia un vuoto nel mondo dello sport versiliese, perché Orsellini non solo seguiva i giocatori dell’hockey su pista, ma era anche il preparatore atletico di atleti affermati. Fra questi occorre citare Alessandro Bindi, karateta plurimedagliato a livello mondiale, e Niccolò Baroni, giovane promessa del tennis che si è trasferito da poco negli Stati Uniti. Inoltre negli ultimi tre anni ha fatto anche parte del Team Athletica che ha seguito la preparazione della squadra di Luna Rossa alla 37.a edizione della Coppa America.
Perché ha deciso di trasferirsi a Cecina?
“Mi ha spinto la ricerca di nuovi stimoli e nuovi spazi, oltre al fatto che a Cecina vive la mia ragazza, anch’essa laureata in Scienze Motorie. In provincia di Livorno operano realtà sportive impegnate su più fronti con obiettivi ambiziosi, tanto che il mondo dello sport è variegato e offre molte opportunità con margini di crescita. In particolare la società di atletica leggera Costa Etrusca, con la quale ho iniziato a collaborare, come poche altre dà la possibilità agli allenatori di lavorare come si deve”.
Quello del preparatore atletico è un mestiere “dietro le quinte”, ma che dà tante soddisfazioni…
“Sicuramente. Quello che si vede è solo il risultato del tanto lavoro che c’è dietro, che inizia davanti a un PC per programmare l’intera stagione e continua giorno dopo giorno per correggere e adattare il piano iniziale in base al feedback degli atleti e ad eventuali cambi di programma. La cosa bella è vedere il lavoro di tanti mesi realizzarsi nei pochi attimi della prestazione atletica, dimostrazione di come per arrivare all’eccellenza servono pazienza e fiducia nel percorso di crescita”.
Ci può raccontare come è nata la decisione di fare questo lavoro?
“Amavo quasiasi genere di sport fin da quando ero piccolo. Durante l’esperienza giovanile di atleta, spesso mi veniva detto che non avevo un fisico adatto, solo che poi nessuno mi aiutava a costruirlo. Questo problema è stato uno dei motivi che mi hanno spinto a diventare preparatore atletico: cercare di aiutare giovani più o meno dotati di talento a riuscire ad esprimersi al meglio delle proprie potenzialità. Sono affascinato dal tentativo di scoprire quello che è in grado di fare il corpo umano, trovare i suoi limiti ma anche il modo di superarli”.
Di quali società sportive versiliesi ha curato la preparazione?
“All’inizio della professione mi sono occupato del mondo dell’hockey su pista seguendo le giovanili dell’SPV, successivamente mi sono dedicato a svariati circoli di tennis e alla Torrelaghese Calcio. Poi però ho scelto di concentrarmi sugli sport individuali perchè mi interessava riuscire a creare rapporti più stretti con singoli atleti”.
Lei ha contribuito anche alla vittoria della squadra di hockey…
“Una grande gioia anche perché a Viareggio il ‘Centro’ è un’istituzione. Seguivo i bianconeri del CGC fin da ragazzino e ricordo l’emozione di quando il sabato sera il PalaBarsacchi si riempiva. E’ motivo di grande orgoglio il fatto di aver avuto la possibilità di vivere dall’interno quell’atmosfera e contribuire a nuovi successi. Le nostre strade adesso si sono divise ma penso che il ricordo di quell’esperienza sia positivo per tutti”.
Come si diventa preparatori atletici?
“Direi che non si finisce mai di diventare preparatori atletici. Sicuramente si inizia con l’Università, si prosegue con i corsi di aggiornamento e si continua ogni giorno sul campo. Credo che uno dei requisiti fondamentali per un preparatore sia l’osservazione, guardare per conoscere, comprendere ed infine agire”.
Consiglierebbe ai giovani la sua professione?
“E’ indubbiamente un’attività eccezionale in quanto offre la possibilità di interagire con persone che coltivano la tua stessa passione e i tuoi stessi sogni. Purtroppo nel nostro Paese siamo un po’ indietro, in quanto la figura del preparatore atletico non è molto conosciuta, senza contare la mancanza di chiarezza e di considerazione. Al centro di qualsiasi sport c’è comunque una componente fisica, dato che alla base vi è proprio l’utilizzo del corpo. Tornando, alla domanda: sì, lo consiglio ai giovani anche se non è un mondo facile. Infatti occorrono determinazione e voglia di mettersi in gioco continuamente, in quanto spesso occorre lottare per poter svolgere al meglio il proprio ruolo”.
Eleonora Prayer