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venerdì, Dicembre 6, 2024

L’attualità delle riflessioni di Mario Tobino sulla follia della guerra nell’autobiografico “Il libro della Libia”

Anche se la guerra di Libia è ormai lontana nel tempo, il libro di Mario Tobino “Il deserto della Libia”, con in appendice la cronaca “Il libro della Libia”, non è mai stato attuale come oggi, dato che oggi non solo siamo in pieno regime di guerra, ma in un mondo dove la ragione umana sembra abbia assunto una deriva incontrollabile. Infatti non solo siamo nella follia della guerra, ma anche in quella del comportamento umano.

In un momento come questo dove la follia, appunto, è tornata ad essere un fatto quotidiano – sia per convegni tematici tenutisi anche presso l’ex-ospedale psichiatrico di Fregionaia (Maggiano-Magliano), quanto per luttuosi avvenimenti che stanno sconvolgendo l’opinione pubblica – questo libro di Mario Tobino sulla follia della guerra non è altro che un doloroso epitaffio su come la mente umana possa agire contro se stessa.

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Pubblicato in appendice al romanzo “Il deserto della Libia”, il “Libro della Libia” narra l’esperienza dell’autore come ufficiale medico nel deserto del Sahara attraverso la descrizione di una fase della sua vita in cui certe situazioni non potevano non essere causate da una folle bramosia di grandezza. Quindi uno scritto autobiografico che veniva ad arricchire e completare uno dei volumi più intensi del medico-scrittore.

Oggi la memoria di Mario Tobino è quasi del tutto incentrata sull’attività divulgativa della “Fondazione” a lui intestata; una “Fondazione” che fra l’altro ha contribuito e contribuisce a portare avanti – soprattutto sotto l’impulso della sua presidente, ovvero la nipote Isabella Tobino – il restauro di quella parte dell’ex-Ospedale Psichiatrico di Maggiano in cui Mario Tobino visse gran parte della sua vita come medico, primario e infine direttore del reparto femminile.

Ebbene al di là dei  numerosi libri scritti e pubblicati nel corso della sua attività letteraria uno come “Il deserto della Libia” con la sua logica appendice, è di sicuro con “Le libere donne di Magliano”, “La brace dei Bissoli”, “Lungo la spiaggia e di là dal molo” e “L’angelo del Liponard”, è una delle opere più significative della narrativa tobiniana.

Avendo oggi infatti la possibilità di comparare l’immediatezza di una vita vissuta ne “Il libro della Libia” alla sua rivisitazione narrativa ne “Il deserto della Libia”, si riesce a capire fino in fondo una disgraziata avventura con uomini e mezzi inadeguati, oltre all’ottusa presenza di personaggi tutt’ altro che all’altezza di un compito loro affidato e portato avanti per un’infondata mania di grandezza e quindi di assoluta follia. In sostanza, quindi, non si tratta di due facce della stessa medaglia, ma la logica e meditata descrizione di uno stesso tema attraverso la separazione del tempo. Un Tobino, quindi, che rivista se stesso attraverso una scrittura più meditata, in alcune parti addirittura più poetica, di sicuro capace di far rivivere nell’attualità un’esperienza che – guardandola oggi – non è stata solo tragica, ma anche e soprattutto tragicomica, se si pensa alle pagine dove l’autore si sofferma sui modi e sui termini con cui i soldati italiani furono mandati a combattere in Libia.

Testimone oculare di un’inefficiente preparazione bellica, se non addirittura inesistente, Mario Tobino in questo duplice volume narra la sua inconcludente esperienza in una terra dove anni prima Mussolini aveva mandato i contadini a coltivare la sabbia quando nel sottosuolo fluttuava il così detto oro nero. Se questa non è stata follia, che cosa è la follia? Un mistero, come appunto ha sempre sostenuto il nostro autore.

Mario Pellegrini

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