Lecciona: le associazioni contestano i lavori

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Le associazioni ambientaliste con un comunicato a mezzo stampa ribadiscono le loro riserve sul cantiere avviato alla Lecciona. Ma entriamo nel dettaglio, infatti dal “6 febbraio sono cominciati i lavori nella Riserva Naturale e come si può ben evincere è stato avviato il cantiere di ‘manutenzione ordinaria’ del sentiero che l’attraversa. Un cantiere che avrebbe dovuto essere supportato da una progettazione attenta e trasparente, integrata da una Valutazione d’Incidenza oggetto di osservazioni, come richiesto dalla vigente normativa. Ma soprattutto avrebbe dovuto rispettare quanto previsto dall’attuale Piano di Gestione del Parco”.

Le associazioni presumono che sia stato invece avviato senza attuare nulla di tutto ciò. Insomma, temono che si assista in diretta all’ennesima azione di smantellamento del Parco, da una parte il tentativo da loro definito “scellerato” di riduzione della sua superficie portato avanti dalla Regione, dall’altra la realizzazione della ciclabile Tirrenica da parte dell’amministrazione comunale. Inoltre sostengono che “le contraddizioni iniziano già con il titolo del progetto che parla di ‘manutenzione ordinaria’, mentre nel nullaosta del Parco si definiscono parte degli interventi come ‘manutenzione straordinaria’”.

Si continua poi con contenuti a loro dire lacunosi e inesatti. Tanto per citarne alcuni: la documentazione fotografica non è georeferenziata e manca una mappa dei punti di scatto. Si parla di “spiagge libere della Lecciona” e si asserisce che l’attuale percorso ha “una configurazione tipo strada rurale bianca”. Dizione riportata nel Computo metrico che il nullaosta del Parco ha chiesto di cassare e che di conseguenza è stata sostituita, lasciando però – secondo quanto sostengono le associazioni – inalterati i costi, la quantità dei materiali e la descrizione dell’intervento con l’improbabile pretesto che “trattandosi di un sentiero naturale che presenta quote di sezione variabili, per la voce di computo l’ampiezza riportata è tale da non sottostimare economicamente il costo dell’intervento”.

La RiservaNaturale della Lecciona


Dunque l’intervento prevede, lungo tutto il percorso della Lecciona, per uno spessore di 20 cm e una larghezza di 3 mt (la larghezza media del percorso è di poco superiore ai 2mt), la stesura di 1.500 mc di ‘Stabilizzato’, materiale giudicato “del tutto estraneo al contesto del Parco e non previsto dal suo Piano di Gestione dove per questi interventi indica la terra battuta. Inoltre, il nullaosta ha vietato la potatura della vegetazione presente ai margini del sentiero, azione che, invece, continua a comparire nel Computo metrico. La previsione di spesa era e rimane di € 68.000, presumibilmente “a dimostrazione del fatto che nulla è stato cambiato a seguito delle prescrizioni”.

Questo il comunicato, che segue una linea chiara di contestazione dei lavori, infatti le associazioni vanno oltre: “malgrado l’allargamento e la soprelevazione del percorso attuale, che non possono essere fatti, le modalità di intervento sono considerate ‘tali da impedire che si possano determinare incidenze negative significative dirette, indirette e/o cumulative su habitat né specie del Sito, né sull’integrità del medesimo’, così da evitare la Valutazione d’Incidenza”. Questa valutazione rende ancora più complessa e contraddittoria la questione poiché “lo scopo dichiarato di tutta questa operazione non è naturalmente la realizzazione di una pista ciclabile che, legalmente, non potrebbe attraversare una Riserva Naturale, bensì migliorare un ingiustificabile collegamento fra due frequentatissimi poli turistici e facilitare l’accessibilità a quelle ‘spiagge libere’ che libere non sono”. Da questo un lungo ragionamento tra spiagge libere, aree della Riserva e stabilimenti balneari.

Per dovere di sintesi si evidenzia un percorso amministrativo troppo spesso chiuso nelle stanze a cui i cittadini assistono con un misto di impotenza e sorpresa. Le associazioni Amici della Terra Versilia, Italia Nostra Versilia, Legambiente Versilia, Le Voci degli Alberi e Il Comitato per la Salvezza della Pineta terminano chiedendo chiarezza e trasparenza.

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