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giovedì, Maggio 2, 2024

Un viaggio sentimentale nel paese del melodramma: Alberto Mattioli presenta il libro “Gran Teatro Italia”

Domenica 17 settembre alle 17.30 la terrazza dell’Hotel Palace di Viareggio ospiterà la presentazione del libro “Gran Teatro Italia” (Garzanti) scritto dal giornalista Alberto Mattioli. Un viaggio sentimentale nel paese del melodramma insieme all’autore e con la partecipazione del critico d’arte Luigi Ficacci, presidente della Fondazione Festival Pucciniano. Un evento organizzato in collaborazione con la scuola di scrittura creativa Officina del Premio e libreria Lettera 22.

Alberto Mattioli, giornalista professionista, scrive per «La Stampa», «Il Foglio», «Il Secolo XIX» e «Amadeus». Esperto di teatro musicale, ha scritto saggi e tenuto conferenze per molti teatri e festival italiani e internazionali. È Dramaturg del Festival Donizetti di Bergamo e ha scritto quattro libretti d’opera. Con Garzanti ha pubblicato “Meno grigi più Verdi”, “Il gattolico praticante”, “Pazzo per l’opera”, “Un italiano a Parigi” e, con Marco Ubezio, “Elisabetta. La Regina infinita”. 

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I teatri in generale, e quelli d’opera in particolare, esistono in tutto il mondo. Eppure soltanto in Italia sono qualcosa di più di un semplice luogo di spettacolo. Se in passato tra palchi e gallerie si indugiava per farsi notare, e nei ridotti si discuteva di politica e si giocava d’azzardo, ancora oggi i teatri si confermano il fulcro della vita civile e culturale – oltre che musicale – di ogni città. 

Proprio per questo, suggerisce Alberto Mattioli, offrono la prospettiva migliore per osservare e cercare di comprendere l’Italia. In un ideale grand tour attraversiamo lo Stivale in tutta la sua lunghezza: dal Regio di Torino al Massimo di Palermo, dai velluti rossi della Scala di Milano alle pietre dell’Arena di Verona, dai palchi dei minuscoli teatri storici marchigiani alle ampie sale del San Carlo di Napoli, per scoprire come le storie si mescolano alle leggende per fondare miti, ma anche come cambiano i gusti e le abitudini del pubblico, che ruolo i loggioni hanno avuto in celebri debutti e in fiaschi clamorosi, quali grandi viaggiatori stranieri hanno amato i palcoscenici nostrani. 

Ma soprattutto, accompagnandoci lungo questo originalissimo itinerario fatto di vicende umane e sociali, di mode, vizi e virtù, Mattioli disegna il ritratto di un Paese che forse più di ogni altro ha fatto coincidere, sulla scena e fuori dalla scena, arte e vita, e che, tra mille campanili, nei riti del teatro d’opera ancora riesce a specchiarsi, a riconoscersi, a sentirsi unito.  

A proposito dell’opera lirica, Mattioli scrive: “Chi non ci va, la provi; chi ci va, perseveri; chi le vuole male cambi idea e chi la ama si stringa a coorte per difenderla, tramandarla senza tradirla e conservarla, senza ammuffirla. Per continuare a farci piangere, ridere e riflettere. Finché c’è opera c’è speranza”.

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