“Sono arrivati gli inglesi: venivano all’avvicinarsi della primavera, salvo qualcuno che ci stava tutto l’anno e la notizia si diffondeva rapidamente nella cittadina che allora finiva in via Mazzini. Ma era un arrivo silenzioso e discreto, alla spicciolata, anche perché stavano molto a sé, non facendo lega con gli abitanti. Si vedevano aggirarsi, in genere a coppie, nella pineta e lungo il mare…”.
“Sono arrivati i lucchesi: quando alla fine di agosto la vera e propria stagione balneare stava per concludersi e cominciava il mite settembre, Viareggio diventava una specie di colonia lucchese. Passavano la stagione calda nelle ville o anche in città, ma a settembre arrivavano a Viareggio come ad un rito. I maligni, alludendo alla nota parsimonia degli abitanti del capoluogo della provincia, spiegavano questa predilezione col fatto che nel settembre gli affitti delle case erano più a buon mercato e in genere la vita meno costosa…”.
“Il Bagno Dori: non lungi dal molo, era allora riservato esclusivamente alle donne, ed era quindi il bagno dove venivano i vari collegi femminili che trascorrevano, alternandosi, un mese dell’estate a Viareggio, guidati da suore… Il personale di servizio era composto esclusivamente da donne. Gli uomini, se talvolta venivano a cercare qualche persona della loro famiglia, dovevano restare nella sala d’ingresso…”.
Questo l’inizio dei tre capitoli in cui si divide l’elzeviro con cui il professor Carlo Pellegrini – Preside emerito della Facoltà di Letteratura Francese all’Università di Firenze e direttore della “Rivista di Letterature moderne comparate” – ebbe a scrivere con il titolo “Viareggio al principio del Novecento” sul numero 33 del 1962 della “Rassegna Lucchese”. Un concentrato, appunto, di come si presentava la città oltre un secolo fa, tanto come struttura urbana quanto come espressione sociologica. Una presentazione che l’autore magistralmente sintetizza in appena quattro pagine della succitata pubblicazione, poi pubblicata anche in estratto.
Ed è proprio attraverso la lettura di uno di questi estratti – oggi assolutamente rari – che abbiamo conosciuto la prima rievocazione di una Viareggio scomparsa, che poi è diventata terreno di razzia per “amarcord” più o meno documentati. Facendo leva ovviamente sul fatto che nel frattempo la città ha del tutto sovvertito l’immagine gli inizi del Novecento, quando il turismo era in embrione ed oggi è diventato una necessaria componente economica. Quest’anno, infatti, facilitata da un’estate dal caldo eccessivo e prolungatasi per tutto il mese di settembre, Viareggio è tornata ad essere frequentata come non si vedeva da tempo, anche da prima dell’esplosione della pandemia da Covid.
Ovviamente quanto descritto dal professor Pellegrini non esula da quanto contenuto negli scritti successivi, per di più accompagnati da servizi fotografici quanto mai esaustivi, ma qui vi abbiamo colto la rara sensibilità che non appartiene alle penne postume, ma a chi ha veramente conosciuto quell’epoca storica. Per questo “Viareggio al principio del Novecento” costituisce anche un recupero storico e culturale di cui siamo gelosi custodi.
Mario Pellegrini