“Oggi celebriamo la Giornata Mondiale delle Aree Umide, ed è ancora più significativo per noi evocare la necessità di un Piano Integrato del Parco che sappia proiettare i propri orizzonti fuori dagli attuali confini, coinvolgendo nuovi e più estesi territori, in una politica all’insegna del rispetto e della conservazione delle risorse naturali, che sono un’assicurazione vera e lungimirante sul futuro di tutti noi”. Questa la posizione di Legambiente Toscana e del Wwf Toscana sull’ipotesi del nuovo strumento dell’Ente di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli.
“Di fronte a una crisi climatica senza precedenti – premettono le associazioni – , che vede un’accelerazione dei fenomeni estremi e sta trascinando gli ecosistemi verso un punto di non ritorno; e di fronte alla crisi della biodiversità, con la perdita continua e inarrestabile di specie biotiche fondamentali per l’equilibrio della vita sulla Terra, gli organismi internazionali, dall’Unione Europea all’ONU, raccomandano una estensione consistente delle Aree Protette in ogni regione del globo”.
“La Strategia dell’Unione Europea sulla biodiversità per il 2030 – sottolineano – , in particolare, raccomanda di estendere al 30% del territorio terrestre e marino le Aree Protette entro il 2030. Si tratta di raddoppiare il territorio attualmente protetto, cioè di realizzare in pochi anni una politica di conservazione che incrementi il territorio protetto della stessa estensione che questo ha raggiunto in oltre un secolo: una sfida impegnativa e concreta”.
Secondo Legambiente e Wwf “è in questo contesto che vanno inquadrate le vicende della pianificazione dei Parchi toscani. La cornice nazionale e internazionale impone una decisa accelerazione verso un incremento consistente delle superfici sottoposte a protezione, estendendo i confini dei Parchi a partire dal perimetro attuale e aumentando – sul piano qualitativo – l’efficacia degli strumenti e delle istituzioni deputate alla conservazione della natura. Se la Regione Toscana arretra invece di avanzare, come pensa di raggiungere l’obiettivo del 2030? Una Regione che non ha istituito nuove Riserve Naturali negli ultimi 10 anni e che ha cancellato le ANPIL, Aree Naturali Protette di Interesse Locale, ponendole al di fuori dei sistemi regionali e nazionali delle Aree Protette, vuole davvero rispondere alle sfide del futuro indugiando nel consumo di territorio e in un modello di sviluppo non più sostenibile?”
Nel caso specifico di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli, le associazioni rilevano come si rischi addirittura “un arretramento dei confini e una riduzione di quel territorio che il Parco ha sapientemente amministrato per oltre 40 anni evitando consumi di suolo, proteggendo non solo la biodiversità ma anche il territorio agricolo e le produzioni di qualità. Non c’è il rischio di veder abdicare l’Ente a un ruolo che ha finora ricoperto con grande efficacia? Se si perde il presidio del territorio proprio a partire dalle potestà di un Parco, non c’è davvero speranza per le politiche di conservazione”.
“Noi vogliamo un Parco più forte, non un parco ridotto e depotenziato – concludono – . Vogliamo un Parco rafforzato nelle dimensioni e nelle sue prerogative, nelle risorse economiche e nella dotazione di personale. Un Parco che cresca sul territorio e col territorio e non un Parco che arretri di fronte alle pressioni dell’espansione urbanistica e di una ‘valorizzazione’ immobiliare davvero fuori dal tempo. Per tutte queste ragioni, il Piano Integrato che si sta costruendo non ci piace”.