Si conclude la prima lunga fase del nuovo Piano integrato del Parco delle Alpi Apuane: nella riunione di martedì 15 marzo il Consiglio Direttivo del Parco ha approvato definitivamente il progetto che verrà inviato ufficialmente alla Regione Toscana per l’adozione. La bozza del Piano era stata votata una prima volta dal Consiglio direttivo nella seduta del 29 novembre scorso e poi inviata formalmente dal R.U.P. (responsabile unico del procedimento) al Comitato Scientifico del Parco e alla Comunità di Parco, deputati ad esprimere entrambi pareri obbligatori ma non vincolanti.
“È stato un percorso lungo e impegnativo – afferma il presidente del Parco Alberto Putamorsi e responsabile unico del procedimento – ringrazio i tecnici che hanno collaborato e gli uffici del Parco. Un ringraziamento particolare il Consiglio direttivo perché, alla fine, non solo possiamo dire di aver fatto un buon lavoro, ma anche di aver licenziato un atto storico perché affronta, per la prima volta, anche la parte socio-economica e l’annosa questione delle aree estrattive. E le difficoltà che si incontrano quando si interviene sulle aree estrattive sono note, anche se – ribadisce Putamorsi – il quanto si scava è stabilito dalla Regione comune per comune e al Parco rimaneva solo la scelta di definire dove. È, questo, un dato di fatto previsto da tutte le disposizioni di legge e stupisce che illustri scienziati o nobili ambientalisti non lo sappiano o non vogliano considerarlo. La Regione consente ai comuni – specifica Putamorsi – un quantitativo in metri cubi da scavare e il Parco su questo NON può farci nulla, ma, cosa che è stato fatto con il Piano e per la prima volta, può vietare che l’escavazione avvenga laddove provoca maggior impatto ambientale”.
Quanto alla filosofia del Piano, “Ci ha guidato lo Statuto – riferisce Putamorsi in qualità di R.U.P. – , secondo il quale l’Ente Parco persegue il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali; la tutela dei valori naturalistici, paesaggistici ed ambientali; il restauro dell’ambiente naturale e storico; il recupero degli assetti alterati in funzione del loro uso sociale; la realizzazione di un equilibrato rapporto tra attività economiche ed ecosistemi. Per farlo – spiega – abbiamo ricercato fin da subito il confronto continuo con i rappresentanti dei territori votati dai cittadini e legittimati a rappresentarli. Al contempo siamo partiti da alcune irrinunciabili priorità. La prima è stata quella di definire uno studio capillare e puntuale delle interconnessioni esistenti tra l’escavazione e la falda acquifera sotto le Alpi Apuane per la massima tutela della falda sotto le Apuane, che rappresenta la riserva più ampia di acqua dolce dell’Italia centrale. La seconda priorità è stata razionalizzare le attività estrattive secondo il principio di preferire la qualità alla quantità: meno escavazione ma di maggiore qualità e stop alle attività di maggior impatto ambientale, affrontando questioni storiche di cave problematiche come la Focolaccia e le cave sotto il Pizzo d’Uccello.”
Nei prossimi giorni il R.U.P. invierà la proposta alla Regione che dovrà adottare il Piano. L’iter è lo stesso di un piano urbanistico: dopo l’adozione il Piano verrà pubblicato, si aprirà la fase delle osservazioni che saranno controdedotte e, alla fine, è prevista la definitiva approvazione da parte del Consiglio Regionale.