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domenica, Ottobre 13, 2024

Apuane, un mondo unico e irripetibile. Una “guida” per scoprire aspetti poco noti del territorio versiliese

Quando si dice o si scrive Versilia normalmente ci si riferisce al mare, alla spiaggia ed a quanto ruota intorno alle località rivierasche che, senza soluzione di continuità, si estendono da Marina di Torre del Lago a Vittoria Apuana. Ora, a prescindere da chi vi abita, crediamo che soltanto pochi siano coloro che si rendono conto che la Versilia non è tanto quella litoranea quanto quella collinare e montana. E questo con le vette Apuane, visibili appunto dalla Versilia, dell’ Altissimo e del Forato, del Croce e del Corchia, delle due Panie e del Procinto, del Nona e del Matanna. Una catena montuosa che dal mare offre uno spettacolo più unico che raro e che tutti possono ammirare. Soprattutto coloro che dopo aver raggiunto la cima del Molo di Viareggio e dei Pontili di Lido di Camaiore, Tonfano e Forte dei Marmi, tornano verso la terra ferma.

Certamente ci troviamo di fronte ad un mondo a sé, che non ha nulla a che fare con l’effimero e l’evasione che caratterizza il turismo estivo-balneare della costa, ma che in ogni caso è parte integrante e determinante di un comprensorio montano che solo qui è in grado di testimoniare la sua storia, i suoi autentici costumi, le sue caratteristiche soprattutto – in pratica la sua unicità – nel contesto complessivo del territorio nazionale. Ciò attraverso il capillare sfruttamento del territorio con tutte le sue molteplici peculiarità di carattere storico, ambientale, antropologico, geomorfologico e artistico-monumentale, tanto da potere essere definito come “università a cielo aperto”.

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In questa sede, pertanto, ciò che ci preme è di porre in evidenza l’incomparabile bellezza di questa catena montuosa; una catena che in un aspro contesto roccioso di prevalente natura calcarea, non solo offre grandiosità paesaggistiche a poca distanza dal mare, ma anche e soprattutto la possibilità di un nuovo rapporto dell’uomo con la natura. Non sa infatti cosa perde – tanto per fare alcuni esempi – chi ancora non ha ammirato nelle viscere del Corchia il suo profondissimo Antro che conserva millenarie stalattiti e stalagmiti in saloni spettacolari; o l’amenissima vallata di Foce di Mosceta, fra lo stesso Corchia e la Pania della Croce, raggiungere da Fociomboli (sempre sul retro Corchia) e Puntato l’alpeggio abbandonato di Col di Favilla (ai piedi del Freddone); o conquistare il Nona o il Matanna dal Callare partendo dall’Alpe della Grotta, raggiungibile facilmente tanto da Stazzema che da Pomezzana; o visitare sull’Altissimo le storiche cave di marmo da cui Michelangelo avrebbe voluto estrarre i suoi “blocchi” (diventati altrettanti capolavori), dopo aver fatto tappa a San Martino alla Cappella e visitato la più elevata delle diverse chiese romaniche della Versilia. Senza dimenticare l’unicità del Forato che per il solstizio d’estate offre da Cardoso e Pontestazzemese di osservare la doppia alba attraverso il foro che lo caratterizza.

Mario Pellegrini

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