L’estate è anche un momento da dedicare alla cultura e all’arte, e nelle località versiliesi si possono visitare molte mostre interessanti. Vediamo, comune per comune, le opportunità offerte in Palazzi e Centri espositivi. La seconda puntata è dedicata a Forte dei Marmi.
Mimmo Rotella il genio poliedrico
Villa Bertelli rende omaggio a uno dei più grandi maestri dell’arte italiana del secondo Novecento, Mimmo Rotella, con una grande mostra. Rotella, amico di Pollock, Rauschenberg e Twombly, conosciuto in tutto il mondo, è stato un vero genio rivoluzionario e grande anticipatore dei tempi. Oggi la sua arte sta conoscendo un percorso internazionale di riscoperta: a New York è in corso una grande mostra che mette in risalto le sue opere, in parallelo a Forte dei Marmi. New York è stata negli anni ’50 e ’60 una seconda casa per Rotella, sempre ospite dei suoi amici Andy Warhol, Jeanne-Claude e Christo.
Mimmo Rotella ha saputo creare una gamma infinita di sfumature artistiche e innovazioni stilistiche, declinabili in numerosi ambiti adoperati in circa sessanta anni di carriera, mostrandosi così già̀ nell’immediato dopo guerra al pubblico e alla critica come un “grande scopritore di tecniche e tipologie pittoriche”.
Tra queste possiamo annoverare gli esordi con la pittura e il disegno tradizionale di stampo figurativo e poi astratto-geometrico nella seconda metà degli anni Quaranta quando cominciò a frequentare gli esponenti del Gruppo Forma 1, l’invenzione del décollage (forse l’innovazione a cui il Maestro rimarrà̀ più̀ affezionato durate tutta la sua carriera, e che lo consacrerà̀ quale figura di spicco dell’arte contemporanea) e parallelamente quella dei retro d’affiches, i riporti fotografici che rappresentano principalmente reportages socio- politici e ritratti di colleghi e amici, gli artypos realizzati scegliendo in tipografia fogli di stampa utilizzati per gli avviamenti di macchina e sui quali venivano stampate immagini a caso, successivamente trasportate dall’artista su supporti come tela o plastica, i frottages e gli effaçages in cui la cromia delle immagini rappresentate subisce un impoverimento nel primo caso, un vivace decolorimento invece nel secondo, i blanks in cui vengono creati dei vuoti di immagine applicando fogli monocromi sopra i manifesti, le nuove icone che rappresentano un’evoluzione dei blanks in chiave decisamente più Pop, e le sovrapitture su tela o lamiera, senza poi tralasciare tutta una serie di invenzioni che hanno a che fare con l’eredità di matrice prettamente duchampiana del ready- made e della scultura dada.
Rotella è stato in grado, sin dagli esordi negli anni ‘40, di appropriarsi di decennio in decennio di nuovi medium e innovazioni tecnico-stilistiche con cui ha progredito in una crociata artistica del tutto slegata dalla prigionia di una definizione o etichetta: nonostante intorno al 1960/1961 aderisca al Nouveau Réalisme, divenendo così l’unico italiano a far parte del movimento, egli passò alla storia come un artista estremamente poliedrico, capace di spaziare tra diversi stilemi artistici: scegliendo di non limitarsi soltanto ad una sola tecnica o ad uno stile specifico, ma al contrario sperimentando sempre nuove strade, egli è riuscito a fondere insieme diversi elementi ed influenze per creare così un linguaggio artistico unico e personale, capace di includere al suo interno tutte le diverse pulsioni creative.
La mostra di Forte dei Marmi si sofferma, in particolare, sulle tecniche utilizzate da Rotella nel corso della sua produzione artistica e della sua ricerca in arte. Il percorso espositivo parte dai Décollages storici e retro d’affiches, che raccontano l’atto rotelliano di strappare i manifesti dalle strade per poi elaborarli e trasporli su supporti come tele e carte e creare così opere d’arte presentate come pittoriche, e prosegue con gli Artypos, un’innovazione di linguaggio che andrà̀ a costituire “il massimo raggio di esplorazione di tutta l’opera di Rotella”. Le prime opere realizzate con questa innovativa tecnica, nacquero dall’intuizione di utilizzare gli scarti della tipografia nelle arti visive, e vennero esposti per la prima volta al pubblico nella retrospettiva al Teatro La Fenice di Venezia nel 1966, con un successo critico immediato.
Ulteriore sezione riguarda le nuove icone: si tratta di opere che prendono forma attraverso la sovrapposizione di ritagli monocromi su immagini pubblicitarie rappresentanti icone del cinema o della cultura popolare, utilizzati qui come veri e propri frammenti da ricomporre in un nuovo contesto. In questo modo, Rotella trasforma gli oggetti di consumo e le icone del suo tempo in veri e propri simboli dell’immaginario collettivo. Con le sovrapitture Rotella ha integrato la sua tecnica originaria iniziando ad eseguire delle sovrapitture su décollage: partendo dagli strappi effettuati sui manifesti, ha implementato nel suo modus operandi la presenza del gesto pittorico puro, andando così a rappresentare figure che richiamano le “tracce della tradizione”, per citare Achille Bonito Oliva, ed instaurare di conseguenza un procedimento dialettico tra décollage e pittura. L’ultima parte della mostra tratta dei Décollages recenti: le muse ispiratrici di Rotella. L’artista, attento osservatore della società̀ dello spettacolo e del glamour, fino agli ultimi lavori eseguiti poco prima della sua morte, avvenuta nel 2006, vede nel cinema la sua più grande fonte di ispirazione, cui si aggiunge la passione per il mondo della moda e della creatività̀ in generale. Sono opere di matrice decisamente Pop e figurativa.
“Mimmo Rotella il genio poliedrico” è curata da Edoardo Falcioni, promossa da Villa Bertelli, Comune di Forte dei Marmi, Fondazione Mimmo Rotella e coprodotta con Oblong Contemporary Art Gallery di Dubai e Forte dei Marmi. La mostra è a ingresso libero.
Orari:
- settembre dalle 16:00 alle ore 19:00;
- luglio e agosto dalle 17:00 alle 22:00.
Resta chiusa nei giorni dei concerti di Villa Bertelli Live 2023.
Le sculture geometriche di Gustavo Velez
Il Comune di Forte dei Marmi, la Fondazione Villa Bertelli e Oblong Contemporary Art Gallery promuovono la mostra Essere geometrico dell’artista colombiano Gustavo Velez che sarà aperta fino al 18 settembre. Gli angoli più suggestivi dell’elegante cittadina, uno spazio culturale privilegiato e un luogo espositivo sempre fruibile, ospitano le otto opere di Gustavo Velez realizzate in marmo, in acciaio e in bronzo. Le sculture potranno essere ammirate liberamente dal pubblico.
Interamente composta da opere monumentali, allestite tra il lungomare e le vie del centro della città, in dialogo con gli spazi urbani e il paesaggio circostante, la mostra è l’evento espositivo che Forte dei Marmi promuove per arricchire la città di grandi opere d’arte nel periodo più importante dell’anno. Il nucleo di opere di Gustavo Velez rappresenta anche una delle tradizioni storico-artistiche più importanti del territorio, la scultura. Qui, da sempre, i più grandi scultori della storia si sono misurati con i materiali lapidei delle Alpi Apuane, tra cui il bianco statuario conosciuto in tutto il mondo come pietra scultorea per preziosità. La Versilia, dove sono presenti anche alcune tra le più importanti Fonderie Artistiche del Paese, accoglie questa mostra straordinaria di Gustavo Velez il cui percorso consente di osservare le forme più belle della scultura contemporanea.
Le opere sono installate a partire dal Lungomare dove si presenta Cono Geometrico, mentre Forato è allestita in piazza Kurz, si tratta di due imponenti sculture del 2022 in marmo bianco di Carrara. A seguire, nel parco di via Spinetti si può ammirare Enlance Geometrico, anche qui protagonista del lavoro scultoreo di Velez è il preziosissimo statuario di Carrara. Nel parco di fronte all’Hotel Datcha si trova Ritmica VII, bronzo monumentale del 2019. In piazza Garibaldi, vero crocevia della cittadina, Velez espone Expansion Geometrica II in acciaio del 2021 e Dual, ulteriore opera in statuario carrarino del 2022.
Per finire, nella centralissima Via Carducci, è posizionata Ritmica II, un bronzo monumentale del 2019 che apre, con la sua vicinanza alla galleria Oblong di Forte dei Marmi, sempre in via Carducci, lo sguardo sulla grande mostra di opere da collezione di Velez ordinata all’interno di Oblong a completamento del percorso di conoscenza dell’artista e della sua produzione.
La visione scultorea di Velez, raffinata, geometrica, essenziale e pulita, sia nelle linee sia nei materiali plastici, che sceglie con molta cura, lo ha reso un artista molto amato e apprezzato nel mondo. La sua ricerca è incentrata sulla forma astratta e la superficie sempre trattata per esaltare la bellezza, l’unicità e la peculiarità della materia. Velez è un vero scultore, come artista stringe la forma in una visione essenziale, ricca di suggestioni, permeata di bellezza e di luce, attraversata da pieni e vuoti che ruotano intorno ad un elemento centrale invisibile ma fermo come il punto prospettico, dalla cui fuga si costruisce l’intera struttura dell’opera. Una caratteristica, quest’ultima, che rimanda ad una concezione architetturale, dove l’elemento portante della scultura è la sua congruenza, la sua capacità di elevarsi e di mostrare una radice concettuale di considerevole spessore intellettuale e progettuale, e dove la creatività e la visione dell’artista si aprono per svelare la sua poetica.
Gustavo Velez nasce nel 1975 a Medellín in Colombia, le sue opere sono presenti in numerose e prestigiose collezioni pubbliche e private in tutto il mondo.
La pittura in Versilia a cavallo tra Ottocento e Novecento
“Accadde in Versilia” è la mostra prodotta dalla Società di Belle Arti con il Comune di Forte dei Marmi e Fondazione Villa Bertelli, che propone, al Forte Leopoldo I fino al 5 novembre, la lettura in punta di pennello di quel magico momento che la Versilia visse a cavallo tra ‘800 e ‘900. Quando il paesaggio incredibilmente armonioso, il clima e le acque calamitarono qui il beau monde europeo e non solo. Personalità attratte dai bagni, certo, ma anche dall’ambiente culturale creato da chi “in stagione” qui si dava appuntamento, improvvisando cenacoli artistici, letterari e musicali.
Villeggianti insieme a marinai, contadini, cavatori: mondi diversissimi, spesso solo tangenti. Affascinanti, non meno del paesaggio, agli occhi degli artisti italiani e stranieri che si fecero stregare dalla Versilia: da Puccinelli a Fontanesi, Signorini, Cabianca, Viner, Lear, Vedder, Skovgaard, Poingdestre, tra i molti.
“Accadde in Versilia” focalizza la sua indagine su tre grandi protagonisti di quel momento magico: Plinio Nomellini, Lorenzo Viani e Moses Levy. Proponendo una raffinata selezione di loro capolavori, alcuni non più visti da tempo, provenienti da collezioni private, ad eccezione dello straordinario Festa al villaggio di Nomellini, concesso dalla Pinacoteca “il Divisionismo” della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.
Plinio Nomellini agli inizi degli anni Novanta orienta il proprio linguaggio verso nuove sperimentazioni, sia divisioniste, grazie alla frequentazione di Pellizza da Volpedo, sia neo impressioniste, importate da Parigi. Il suo incontro del 1903 con Giovanni Pascoli aggiunge una svolta simbolista alla sua pittura. La selezione di sue opere per la mostra versiliese è anticipata dalla grande tela di Giuseppe Viner, La semina, parte del trittico Terra Madre, esposto nel 1906 per l’inaugurazione del valico del Sempione.
Le ridenti e pacate immagini della Versilia offerte da Nomellini e, successivamente, da Moses Levy sono bruscamente deviate dal potente e magmatico espressionismo di Lorenzo Viani che mette a punto l’alfabeto più adatto a descrivere, tutt’uno, il volto più scuro di quella terra e il popolo di diseredati che la abita. La sua è un’arte che si ispira, spesso, alla dimensione drammatica della quotidiana vicenda degli umili, di chi fieramente si oppone o con fatica sopporta la durezza della vita. Con il disegno cattura la miseria ma anche la speranza che gli uomini portano scolpite nelle rughe del volto.
La terza sezione è dedicata a uno dei massimi protagonisti della stagione artistica versiliese dei primi tre decenni del ‘900, Moses Levy. Tunisino di nascita, elesse questa terra a sua patria, divenendo uno dei più ammirati e suadenti cantori di quella che potrebbe definirsi come una tarda “belle époque” versiliese, rovescio estetico-iconografico del più grave scenario presentato dall’amico Lorenzo Viani. La sua pittura si evidenzia per lo stile personalissimo che, pur nutrendosi delle contaminazioni europee cezanniane e cubiste, tanto quanto degli echi metafisici e futuristi, non risulta in alcun modo etichettabile e sarà viatico e spunto per l’arte italiana a venire.
La mostra, dunque, offre al visitatore un nutrito nucleo di opere, sorprendenti per originalità compositiva e forza evocativa, assimilabili a testimonianze poetiche di luoghi geografici e dell’anima che, alle soglie del Novecento, documentano il coraggioso aggiornamento di “questo piccolo mondo antico” con le nuove correnti che stanno spirando d’Oltralpe.
Orario:
- fino al 10 settembre: tutti i giorni 17.00-23.00 / mer 10.00-13.00;
- 11 settembre-5 novembre: mer 10.00-13.00 / ven, sab e dom 10.00-13.00 / 16.00-19.30.
Il genio toscano nelle foto di Stefano Lupi
Un’originale e interessante mostra fotografica è allestita a Villa Bertelli, Wo-Men at Work- Artisti e artigiani di Toscana di Stefano Lupi: 103 foto, che raccontano la passione, l’arte, il genio, la storia e la creatività di un intero territorio, la laboriosità della sua gente, la storia, che l’ha fatta grande e l’ha resa unica nei secoli fino ad oggi, col solo scopo di portare alla luce il lavoro di uomini e donne spesso non conosciuti, ma che costituiscono il motore e le eccellenze di una regione e di un Paese. Il progetto fotografico è nato più di dieci anni fa, è frutto di una personale maturità intellettuale e professionale dell’autore, Stefano Lupi ed è dedicato al mondo del lavoro e dell’arte nella Toscana, attraverso i volti di coloro, che concretamente e quotidianamente vi svolgono le loro attività. Scatti che riproducono botteghe e atelier tutti da scoprire andando a rintracciare forme, colori, tecniche e arnesi, da sempre tramandati e imparati. Lavori scomparsi o che vanno scomparendo, lavori emergenti, lavori che si trasmettono da generazioni. Saranno le immagini degli artisti e gli artigiani stessi, con i loro volti, a raccontare cento storie, meritevoli di essere portate alla luce per non andare perdute.
“Arte e Artigianato – spiega Stefano Lupi – sono indiscutibilmente tra i maggiori motivi di attrazione per i turisti italiani e stranieri che visitano la nostra regione. Cultura e tipicità del territorio stanno diventando parti sempre più qualificate dell’offerta turistica: negli ultimi tempi – adesso ancor di più – si parla di km zero, di botteghe di quartiere, di voglia di scoperta, alla ricerca di aspetti inusuali della vita di una certa area, anche solo per un personale arricchimento. A mio avviso anche questo progetto, mostrando una vasta tipologia di attività e di persone /personaggi, potrebbe contribuire direttamente o indirettamente a generare ricadute positive su tutto il territorio”.
Stefano Lupi è un professionista nel campo della comunicazione audiovisiva, opera dagli anni ’80 con una propria casa di produzione, cercando di raccontare delle storie: storie di uomini, di paesi, di aziende e istituzioni, utilizzando la fotografia, il video, la multimedialità. La fotografia ha contrassegnato da sempre la sua attività produttiva, a volte integrandola a volte diventandone protagonista. Negli ultimi vent’anni ha stretto collaborazioni con organizzazioni pubbliche e private, che operano in aree di crisi lavorando in Africa, Medio Oriente e Area Balcanica, testimoniando col proprio lavoro le più diverse realtà sociali e sanitarie, senza mai perdere di vista la centralità della persona umana.
La mostra è realizzata in collaborazione con Lucia Bruni e Federico Napoli del Perseo Centroartivisive. Rimarrà aperta fino al 3 settembre al secondo piano della Villa, visitabile gratuitamente tutti i giorni dalle 17.00 alle 22.00. Chiusa nei giorni di Villa Bertelli Live 2023. Il catalogo è acquistabile presso la biglietteria.