E’ stata inaugurata sabato scorso a Seravezza la mostra “Nostos Algos”, allestita presso lo Spazio Cappella Marchi, organizzata da Alkedo aps con il patrocinio del Comune, della Fondazione Terre Medicee e del Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi.
Protagonista è Anzhelika Lebedeva, artista ventottenne di origine russa che vive e lavora in Italia dal 2016 dopo essersi diplomata all’Accademia di Belle Arti Firenze. La giovane artista esporrà per la prima volta i suoi lavori in una mostra personale dopo essere stata selezionata dalla giuria del bando per artisti under 40 indetto da Alkedo aps a cui hanno partecipato 16 artisti operanti in Italia. La giuria che ha valutato i progetti artistici era composta da Letizia Bocci, Lorenzo Metzler, Marlene Luise Muller e Mara Pizzinini Beck. La scelta è ricaduta su Lebedeva dopo un’accurata riflessione riguardante i linguaggi espressivi contemporanei, i codici comunicativi, il progetto espositivo ed il suo curriculum artistico.
Come si legge sul sito del Comune di Seravezza, la mostra “Nostos Algos” è a cura di Lorenzo Belli e racchiude l’esperienza artistica maturata da Anzhelika Lebedeva degli ultimi anni mostrandoci alcune opere appartenenti a periodi creativi diversi ma collegate dalla stessa idea di ritorno alle radici. “Ogni opera presente – affermano i promotori – è un ricordo, una storia da scoprire, un viaggio di incertezza e pericolo che ricrea un’immagine unica rappresentante un percorso svolto nei luoghi più bui ed irraggiungibili in ricerca di sé stessi. Il titolo, dal greco antico ‘nostos algos’ (letteralmente ‘il dolore del ritorno’), indica un viaggio alle origini, un cammino verso la verità e ‘insieme’ dentro sé stessi, un impulso a essere a casa propria ovunque”.
“Bilanciandosi tra figurativo ed astratto – proseguono – , insieme all’architettura della Cappella, le opere pittoriche e scultoree vorrebbero suscitare un’atmosfera a-temporale, una realtà pura non toccata dal mondo esterno. In questo contesto la scelta dei materiali diventa cruciale: la fragilità della carta e l’aspetto effimero dei disegni, il degrado del legno acquisiranno un significato più profondo e diventeranno personificazioni della fragilità del presente. Gli elementi minimalisti e grezzi che compongono le sculture e le pitture sono immersi nell’ambiente artefatto dello spazio dando concretezza all’aura dell’opera d’arte, come scriveva Sartre ‘la trascendenza reale, esige che si voglia mutare alcuni aspetti determinanti del Mondo e il superamento si colora e si caratterizza con la situazione concreta che si mira a modificare’. Le immagini di Lebedeva riflettono l’angoscia implicita nell’uscire da una serie di contraddizioni permanenti e dalla lacerazione dell’io in una eterna lotta tra passato e presente, tra reale ed immaginario. Sospese tra parole e silenzio – concludono i promotori – , tra visione e vuoto, in uno spazio che si dilata fino ai limiti del tempo , dove appaiono architetture come simboli di un tempo che fu”.
La mostra sarà visitabile fino al 18 settembre (sabato e la domenica con orario 18 – 20,30). Info: cappellamarchi@gmail.com; www.anzhelikalebedeva.com