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venerdì, Novembre 22, 2024

La mostra che pone a confronto l’arte di Catarsini e Treccani chiude col ricordo del “quarto platano”

A Villa Bertelli di Forte dei Marmi ultima settimana per la mostra Un incontro inaspettato. Catarsini e Treccani allo specchio che pone per la prima volta a confronto opere di Ernesto Treccani (il pittore milanese cui è intitolata la sala della villa fortemarmina) e del maestro viareggino Alfredo Catarsini. 

Il finissage della mostra sarà sancito domenica 31 luglio alle ore 18 da una conferenza intitolata “All’ombra del Quarto platano: ozi e incanti sul mare deserto di vele” e che vedrà protagonista Adolfo Lippi, giornalista, scrittore, regista di cinema, televisivo e teatrale, e Rodolfo Bona, direttore artistico della Fondazione Alfredo Catarsini 1899 e curatore della mostra di Villa Bertelli.

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Introdotto da Bona e riprendendo il senso della mostra, Un incontro inaspettato, che ha reso possibile a Forte dei Marmi il confronto tra i due pittori, Adolfo Lippi illustrerà le storie del “Quarto Platano”, frequentato anche da Catarsini fin dai primi anni Trenta, che è stato il più famoso luogo di convivialità estiva degli artisti, dei critici e degli scrittori dagli anni Venti fino agli anni Cinquanta del Novecento.

«È dai primi del novecento – dice Lippi – che gli artisti, assecondando la moda en plain air (in Francia si ha la scuola di Fontainbleau), scelgono di vivere e lavorare nella natura. Forte dei Marmi viene così scelta da alcuni pittori viventi a Firenze come Adolf von Hildebrand, Arnold Boecklin e altri. Cosicché dopo la prima guerra mondiale accorrono in riviera, specialmente nella zona a nord di Forte, numerose personalità dell’arte e della cultura, da Palazzeschi a Soffici, da Carrà a Malaparte. Nei lunghi pomeriggi estivi una specie di corte prende così a riunirsi: al caffè Roma, attorno al cosiddetto ‘quarto platano’. Qui da Carrà, che ne diviene il principale frequentatore, giungono da Viareggio anche numerosi intellettuali legati a Leonida Repaci e al Premio Letterario. Tra questi Giuseppe Ungaretti e Alfredo Catarsini…».

Le suggestioni di una mostra

Nella sala Treccani di Villa Bertelli sono custodite permanentemente alcune opere del maestro lombardo, gentilmente concesse in comodato alla Fondazione Villa Bertelli dalla famiglia, realizzate fra gli anni Settanta e Ottanta, che rappresentano soggetti dal naturalismo liricamente trasfigurato, caratterizzati da «forme espanse, senza controllo lineare e tantomeno geometrico, che tuttavia creano contrasti e dissonanze che non suggeriscono piacevolezza informale ma sono il sintomo di un dramma che si sfoga nel colore», come scrisse il critico d’arte Raffaele De Grada.

In questa sala, fino a domenica 31 luglio, oltre alle sette opere di Treccani normalmente visibili, sono esposte anche otto opere di Catarsini che rendono concreto “l’incontro” tra i due artisti. Fino a oggi non è documentato alcun ritrovo tra loro, ma di certo ebbero molto in comune, oltre alla Versilia, come talune frequentazioni: Carrà, lo stesso De Grada e altri. Chissà che prima o poi una traccia del loro incontro non emerga davvero. Comunque sia, fino a ora dobbiamo accontentarci della condivisione di una mostra.

E il loro, per ora quindi, appare un “incontro impossibile” o, forse, solo inaspettato, reso possibile dall’esposizione dei dipinti dei due artisti che si riflettono, da una parete all’altra della sala, come in uno specchio, nella loro diversità, in un confronto ideale sulla forma e la sua strutturazione o destrutturazione, dove i protagonisti sono l’uomo, la natura e il colore.

L’arte, dunque, rende possibile ciò che non è mai accaduto e lo fa, ancora una volta, sorprendendoci, attraverso la materia di cui è fatta. In questo caso con quella pittura che i due artisti amarono e portarono con sé nelle forme e nei colori che riempirono la loro vita, insieme al comune amore per uomini e cose in una concreta adesione ai fatti dell’esistenza.

Ventun anni di differenza d’età e una generazione separavano il milanese Treccani dal viareggino Catarsini. Il primo spesso lontano dal suo studio negli abituali soggiorni creativi che negli anni Novanta lo portavano spesso a Macugnaga, a Gropparello, a Nizza e, naturalmente, a Forte dei Marmi, così vicino a quella Viareggio dal quale Catarsini esitava a staccarsi e alla quale era quasi visceralmente legato.

In questa sala è però difficile sfuggire alla suggestione di immaginare questo incontro mai avvenuto. Forte è la tentazione di accostare le opere dell’uno a quelle dell’altro, facendo rivivere i due artisti negli occhi del visitatore, immaginandoli insieme, come forse non sono mai stati. Un’operazione che permette anche di mettere a confronto le carriere dei due artisti, così diverse, nonostante questa estate ci permetta di ammirare insieme alcune opere che li caratterizzano.

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