Storia, archeologia, ambiente: sono le tre parole chiave discusse nella conferenza che si è tenuta lunedì pomeriggio a Pietrasanta, nella sala dell’Annunziata, con focus su Valdicastello Carducci, organizzata dall’associazione Archeoversilia con il patrocinio del Comune e della Soprintendenza delle Belle Arti e del Paesaggio. “Un tesoro, quello delle incisioni rupestri e della mineralogia – ha sottolineato l’assessore alle frazioni, Ermanno Sorbo, intervenuto nell’occasione – che può trasformarsi in un’opportunità turistica peculiare per un territorio, come Valdicastello, che è ricco di reperti e testimonianze, come già rilevato in un anno di lavoro dall’associazione Archeoversilia. E’ una strada originale che possiamo tuttavia ben connettere con la valorizzazione dell’ambiente, in riferimento agli spazi delle miniere ex Edem e della figura di Carducci che già identifica la frazione”.
Durante il convegno, che ha visto fra i relatori anche il funzionario archeologo della Soprintendenza di Lucca e Massa Carrara, Giulia Picchi, il team di Archeoversilia guidato dalla presidente Deborah Giannessi ha presentato il progetto di catalogazione delle incisioni rupestri, alcuni glifi di particolare interesse e le antiche monete rinvenute a Cardoso e Valdicastello: una lira romano sannitica, con profilo della dea Athena coniata dalla zecca di Sessa Aurunca e databile fra il 265 e il 240 Avanti Cristo; una moneta fenicio punica, raffigurante sul dritto la testa di Tanith e sul lato opposto una testa di cavallo con palmetta, risalente al 300-264 Avanti Cristo; un frammento di ematite elbana, minerale utilizzato nei processi di fusione per purificare i metalli da popolazioni che conoscevano molto bene la metallurgia, come gli Etruschi.
“La cosa eccezionale, per Valdicastello – ha spiegato Giannessi – è che questa valle era l’accesso dalla costa alla Garfagnana e fino alla Val Padana; il ritrovamento delle monete ci conferma queste ipotesi, il ruolo delle miniere era fondamentale e speriamo di approfondire presto questo elemento con l’Università di Pisa e il CNR di Roma”.
Scoperte che si “allacciano” al lascito di Marco Baldi, fondatore insieme a Bruno Antonucci del museo archeologico versiliese aperto a palazzo Moroni e promotore di una ricerca mineraria che ha portato alla costituzione di una collezione ricchissima di esemplari “che potremmo mettere in ulteriore valore – prosegue Sorbo – proprio esponendole al museo. Si creerebbe, così, un’ulteriore congiunzione fra centro e collina, con reciproca interazione per dare ancora più valore alle specificità del nostro territorio. Come sono anche le stesse miniere ex Edem, per le quali confermiamo l’impegno a rigenerarle, ricavando qui anche un piccolo centro espositivo”.
Sulle risorse archeologiche e le ricchezze minerarie di Valdicastello, la presidente Giannessi ha già espresso la volontà di organizzare un ulteriore incontro di approfondimento, nei prossimi mesi.