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sabato, Novembre 23, 2024

Mario Tobino, medico e scrittore ma anche appassionato di auto veloci. Ecco alcuni aneddoti, fra cui l’incontro agrodolce con Federico Fellini

Il 12 dicembre 1991 moriva ad Agrigento Mario Tobino, dove si era recato per ritirare il “Premio Pirandello”. Poeta, commediografo, scrittore pluripremiato, ma anche medico psichiatra presso il manicomio provinciale di Fregionaia, meglio conosciuto come Maggiano, dove aveva esercitato la professione per circa 40 anni. Sulla parte interna della diga foranea del porto di Viareggio da anni campeggia una sua notissima frase: “In te son nato, in te voglio morire”, ma la sorte ha voluto che questa frase venisse smentita, quasi a dimostrazione del fatto che il viscerale amore verso la città natale – “Lungo la spiaggia e di là dal molo” ne è la testimonianza più evidente – si era andato gradatamente scemando soprattutto per una serie di fatti personali che lo avevano profondamente rattristato. Ciò non toglie che la sua radicata viaregginità rimanesse intatta sino alla fine. 

Noi l’abbiamo conosciuto da giovane giornalista, quando venimmo a conoscenza che proprio a Maggiano si era recato Federico Fellini per rendersi conto dell’ambiente in cui era maturato quel capolavoro che è “Le libere donne di Magliano”. Contattato telefonicamente ci ricevette in quel piccolo appartamento di due stanze – uno studio e una camera da letto – in cui ha abitato fino alla pensione per essere vicino ai suoi pazienti. “Mi dispiace, ma Fellini è partito proprio questa mattina lasciandomi di stucco dicendo: ‘Questo libro vive nelle sue pagine, impossibile trarne un film che non ne tradisca il messaggio’”, ci disse Mario Tobino fra il dispiaciuto e il contento perché evidentemente ci avrebbe tenuto che ne venisse tratto un film, ma nello stesso tempo soddisfatto perché dava ulteriore valore al suo scritto. Nei successivi incontri ci rendemmo conto che Mario Tobino fumava come un turco – come suol dirsi – e ci permettemmo di farglielo notare. Al che ci rispose alquanto contrariato: “Stai tranquillo che basta non fumare di notte per evitare qualsiasi complicazione. Ma come si fa a non fumare una sigaretta la mattina dopo il caffè e dopo i caffè della giornata!”. E qui fu cattivo profeta perché poi venne costretto a smettere, forse con qualche anno di ritardo.

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Particolare di Mario Tobino, forse sconosciuto ai più, è stata la sua passione per le macchine veloci, tanto è vero che possedeva un’Alfa 2000 con la quale scorrazzava, quando poteva, per la piana di Lucca. Un giorno ci incontrammo presso la “Mei Auto” perché con il titolare Mirio Mei eravamo ambedue amici. Dopo che fu partito rombando felice, Mirio Mei disse: “Vedi l’ho fatto contento dicendogli che quel rumore che lo stava angustiando era stato finalmente eliminato. Pensa che nel giro di un paio di mesi me lo sono trovato davanti tutto preoccupato perché quel rumore gli dava proprio fastidio. Dicendogli che non era proprio nulla di preoccupante, se ne ripartiva contrariato. Oggi ho detto al suo meccanico di fiducia di riferirgli che aveva sistemato il tutto. Hai visto che è partito senza salutare nessuno!”.

Nel trentesimo della morte abbiamo ritenuto opportuno di ricordarlo come uno dei principali scrittori della seconda metà del Novecento, perché su Mario Tobino scrittore non c’è nulla da aggiungere a ciò che è stato detto. Forse più interessante riportare qualche aneddoto su Mario Tobino uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Mario Pellegrini

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