“Non abbiamo niente in comune”. Così si intitola il post pubblicato dall’associazione “Il Mondo che Vorrei” sulla propria pagina Facebook a seguito degli ultimi sviluppi del processo d’appello bis per la strage ferroviaria. “Oggi l’unica cosa certa – prosegue l’associazione – , ed è un fatto incontrovertibile ed inconfutabile, è che: la città di Viareggio non è più rappresentata come parte civile nel processo della strage del 29 giugno 2009, per la ricerca della verità, della giustizia e della sicurezza”.
“Da quando è accaduta la strage a Viareggio – si legge ancora nel post – , qualsiasi amministrazione, dal 2009 ad oggi, non si è mai spesa né intellettualmente, né politicamente e nemmeno attraverso semplici comunicati, per informare i propri cittadini su quanto avveniva dentro quelle aule di Tribunale e su ciò che avveniva fuori. Fatto certo è che i Viareggini, a differenza di chi li ha amministrati in questi anni, hanno sempre dimostrato interesse per tutto quello che avveniva intorno al 29 giugno. Riprova di ciò sono state le presenze nelle molteplici occasioni di incontro e di approfondimento con cui abbiamo trattato la strage: nelle piazze, nelle scuole sempre disposte ad accoglierci, nelle sale di questa città, fino ad arrivare alla camminata del 29 giugno di ogni anno. Tutto questo interesse stride fortemente ed è in antitesi alle amministrazioni che fin dall’inizio di questa tragedia hanno sempre abdicato al proprio ruolo”.
“Chiediamo ai nostri concittadini _ conclude ‘Il Mondo che Vorrei’ – di continuare a starci vicino in questa battaglia difficile e dolorosa contro i potenti e prepotenti di ferrovie, affinché il 29 giugno 2009 abbia un senso di civiltà. Una cosa sola teniamo a precisare: “certe regole del processo penale” dopo quasi 11 anni e mezzo di Tribunali, noi le conosciamo molto, molto bene…”.