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venerdì, Aprile 26, 2024

Al centro della vita economica e sociale occorre una nuova moralità

“Il coraggio e l’intelligenza dell’imprenditore sono le risposte alla attuale crisi, per un nuovo possibile sviluppo”. Così si intitola l’editoriale del direttore Gianfranco Antognoli del numero di luglio del mensile “Leasing Time Magazine”, che riceviamo e pubblichiamo in anteprima. Antognoli invoca una nuova moralità economica, ovvero una nuova cultura del lavoro e una nuova cultura di impresa che devono tornare al centro della vita economica e sociale.

Resilienza e adattabilità sono la prima necessaria reazione ai numerosi shocks dei mercati. Agibilità e flessibilità sono importanti e decisivi in un mondo che deve fronteggiare anche scarsità di cibo causa la guerra in Ucraina e le sanzioni insieme a segnali di possibile recessione a livello europeo e mondiale. 

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Le aziende di fronte alla attuale situazione interna ed internazionale debbono affrontare e sperabilmente superare difficoltà straordinarie diverse e maggiori rispetto al passato. Perché l’imprenditoria riesca a traguardare un nuovo sviluppo e non cedere ai segni evidenti di possibili crisi occorre, crediamo, una nuova moralità economica: la forza delle sole idee e volontà potrebbe in effetti non essere più sufficiente. Si dovrà trovare una vera e propria rinnovata cultura del lavoro come valore e motore di crescita personale e professionale, una aspettativa importante a livello individuale e sociale. Insieme al concetto valoriale del lavoro occorrerà anche una vera e propria nuova cultura di impresa: l’imprenditore deve avere la visione e la responsabilità di creare ricchezza, ma questo concetto gli deve essere riconosciuto come fondamentale. I comportamenti ‘meritori’, anche a livello culturale e di comunità, sono infatti maturati negativamente, complice anche l’emergenza Covid e non solo, considerazioni comuni diverse  hanno sostanzialmente ‘degradato’ i valori del lavoro, della produzione e della iniziativa economica imprenditoriale.

Siamo convinti che senza rimettere al centro e declinare i comportamenti meritevoli non sarà possibile riprendere un percorso strutturalmente virtuoso per realizzare un nuovo ‘patto sociale’ serio, credibile e condiviso.

Per realizzare le premesse di un nuovo sviluppo occorre dunque uscire dai postulati classici, che crediamo superati, delle rappresentanze sindacali delle parti sociali che appaiono oggi contrapposti. I sindacati e gli imprenditori debbono poter trovare assieme e senza furbizie e reticenze, le condizioni di un ‘patto sociale’ che questo attuale governo , prima delle prossime elezioni politiche (per quello che di divisorio rappresentano) può e deve garantire per l’autorevolezza e la responsabilità che si è assunto nel guidare il  paese. Se mancassimo questa occasione (ed il tempo disponibile appare limitato) si perderebbe una possibilità storica che potrebbe riportare indietro non solo l’economia, ma anche gli equilibri sociali e morali di questo nostra comunità nazionale .

Certamente Governo, Parlamento e Autorità Monetarie debbono favorire tutti gli sforzi necessari, ma ognuno – senza esclusioni – ci pare debba fare il proprio dovere, fino in fondo, senza poter indicare altrove eventuali responsabilità per una occasione sprecata che porterebbe inevitabilmente danni per tutti. Le risorse umane, ovunque allocate, sono indispensabili per una azione concertata e condivisa, per un nuovo sperabile sviluppo in Italia e in Europa.

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