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sabato, Aprile 27, 2024

Lippi: “Non esiste un’identità unica della Versilia, ma il Comune unico si può fare sulla base di un progetto”

Non esiste un’identità unica della Versilia, ma il Comune unico si può fare sulla base di un progetto scientifico. Lo sostiene il regista, scrittore e giornalista Adolfo Lippi in una riflessione dal titolo “Comune unico progetto scientifico lontano dalla storia” pubblicata stamattina sul quotidiano “Il Tirreno”.

“Stanno sollevando una questione – esordisce Lippi – : si può fare della Versilia un Comune unico? Si è creata un’associazione che propugna l’iniziativa (l’Associazione Versilia Futura 2022-2030, ndr.), si stanno muovendo qua e là i favorevoli e i contrari. Già molti anni fa il senatore Giovanni Pieraccini lanciò l’idea della Versilia come provincia, autonoma da Lucca. Non riuscì. La Versilia rimase com’è, un’entità di sette-otto comuni grandi e piccoli, attaccati da sempre dalla madre Lucca. Ma per chi percorre la storia di questa parte d’Italia vi è una conoscenza certa: che in antico esisteva una Versilia cosiddetta “storica” che comprendeva l’area di Pietrasanta (con Seravezza, Stazzema, Forte dei Marmi, Montignoso) e un’area lucchese comprendente Viareggio, Camaiore e Massarosa. La prima terra era stata conquistata dai fiorentini con aspri combattimenti, mentre Viareggio e zone limitrofe facevano parte della repubblica lucchese che, da sempre, voleva uno sbocco al mare, dopo che le avevano tolto il castello di Motrone. Dunque due, per dirla spiccia, Versilie “politiche” poiché i segni fiorentini su Pietrasanta sono evidenti e forti, così come chiari sono i segni lucchesi su Viareggio e Camaiore”.

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“Allora – prosegue Lippi nel suo articolo sulle pagine del Tirreno – , sempre per rimanere in chiavare storica, non esiste, per la Versilia, un’identità unica, né una cultura unica anche se a partire dall’Ottocento, quando cominciò l’industria balneare, tutti i comuni che guardano la striscia di mare ligure che da bocca di Serchio arriva a bocca di Magra presero ad avere i medesimi interessi e i medesimi problemi. Voler fare un Comune unico più che una vocazione, a me, allora sembra piuttosto un progetto “scientifico”, moderno, nel senso burocratico, urbanistico e amministrativo, se si può dimostrare che i sette comuni siano utili economicamente, se la riunione di servizi fa risparmiare e se i bisogni delle popolazioni saranno meglio ascoltati. Solo così si potranno superare le divisioni identitarie, i campanilismi, gli spiriti di parte”.

“Più che parole e spinte emotive – conclude – , è quindi necessario elaborare un progetto tecnico; dimostrare che l’unità dei sette esistenti comuni è produttiva, va a vantaggio delle popolazioni, fa guadagnare tempo e denaro. Occorre metter su un “trust” di cervelli attivi, amministratori, urbanisti, matematici, scienziati della pubblica amministrazione. Senza progetto che unione puoi fare?”.

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