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giovedì, Marzo 28, 2024

Nuove normative e rincari dei materiali: l’edilizia rischia di fermarsi. Grido d’allarme di Confartigianato

Cantieri a rischio stop: Confartigianato lancia l’allarme sulla situazione dell’edilizia. “Dopo il primo lockdown del 2020 – esordisce Roberto Favilla, direttore di Confartigianato Imprese Lucca – , era necessario fare ripartire la filiera dell’edilizia, che già prima non godeva di ottima salute, e il DL Rilancio si propose di farlo con una proposta coraggiosa e molto intrigante: un piano dal sapore keynesiano con il quale lo stato italiano finanziava l’ammodernamento, la messa in sicurezza statica e sismica, l’efficientamento energetico e la riqualificazione estetica del proprio patrimonio immobiliare affidando ai propri cittadini, alle imprese private, alla propria forza lavoro il compito di farlo concretamente. Era una scelta coraggiosa perché non frugava nelle tasche degli italiani e li rendeva protagonisti e non spettatori di un cambiamento che deve partire dal basso”.

“L’erogazione del finanziamento degli interventi – prosegue Favilla – si basava su tre modalità operative: la detrazione in cinque quote annuali di pari importo, la cessione del credito ad un concessionario e la cessione del reddito sotto forma di sconto in fattura al fornitore. In questa prima fase, che è durata fino all’emanazione del decreto semplificazioni i professionisti asseveravano mal volentieri i lavori da fare perché bastava una lieve difformità tra il manufatto ed il progetto depositato in Comune e si rischiava di non veder riconosciuti i bonus. Il problema l’avevano soprattutto le piccole imprese che lavorano con i privati perché non potevano fare da banca al committente anticipando il costo del  materiale, il costo dei dipendenti ecc.. Nonostante ciò anche in questa prima fase del decreto rilancio si è avuta una ripresa del comparto di circa il 30% proprio perché nonostante i rischi le imprese hanno cominciato a lavorare con i Superbonus. La situazione è ulteriormente migliorata poi con il decreto semplificazioni che ha ridotto la rigidità dei parametri per la concessione del Superbonus stesso”.

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“Tale meccanismo ha funzionato per quasi l’intero 2021 – evidenzia ancora il direttore di Confartigianato – nonostante si siano susseguite circa 12 misure correttive nell’arco di un anno, 5 provvedimenti attuativi e tutta una serie di indicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate su come muoversi nell’ambito di tale normativa. Il cliente chiedeva all’impresa lo sconto in fattura e questa cedeva il credito alla banca,  alla Posta, all’intermediario finanziario che dava i soldi all’impresa e poteva ricedere il credito ad altri soggetti compreso la Cassa Depositi e Prestiti”.

Poi i problemi: “Tutto bene fin quando non sono state individuate truffe come cessione di falsi crediti e conseguente emissione da parte del Governo del ‘decreto antifrodi’ che vietava la cessione del credito. Il committente poteva scaricare i costi nella sua dichiarazione dei redditi e l’azienda compensare il credito con le tasse da pagare. Ma né l’azienda né il committente avevano liquidità. Il decreto antifrodi è stato peraltro confermato nella legge di bilancio 2022 creando grosse difficoltà per chi aveva in corso lavori”.

Favilla sottolinea che “in pratica viene messo in crisi tutto il meccanismo fino all’emanazione del decreto sostegni ter che, pur con alcuni distinguo, ripristina la cessione del credito per due volte (ossia non si può cedere il credito più di 2 volte). Il Governo però non può fare promesse e poi disattenderle perché fare questi lavori richiede tempo: c’è bisogno del progetto, asseverarlo, presentarlo in Comune e poi, ovviamente, realizzarlo. Stiamo parlando di un arco temporale non indifferente. Proroghe di 3 o 4 mesi non hanno pertanto alcun senso in edilizia, si devono prevedere tempi più lunghi (slittamento almeno fino a fine anno) in modo che le imprese abbiano la possibilità di programmare gli interventi e questo è ciò che, come Confartigianato, abbiamo chiesto al Governo. Ad ogni modo sarà difficile evitare contenziosi civili tra committente ed impresa, per lavori non terminati, preventivi non rispettati, ecc”.

Altro tema caldo per l’edilizia riguarda il rincaro delle materie prime quali sabbia, acciaio, legno per la carpenteria, e via di seguito: “Questi rincari – afferma Favilla – , che molti vorrebbero ascrivere esclusivamente alla guerra, sono iniziati, invece, molto prima, basti pensare quando quest’inverno non si trovavano le tegole per fare i tetti… Ricordiamoci anche che non molto tempo fa i ponteggi si pagavano 12 euro a mq e adesso ne occorrono 50 a mq, un aumento allucinante, una cifra con la quale un anno fa si comprava il ponteggio. Inoltre i magazzini quantificano il costo al momento della consegna del materiale e fatturano all’azienda in quel momento (e non all’atto dell’ordine) quando il prezzo, magari dopo un mese, sarà totalmente diverso. Per questi motivi il comparto edile ha grosse difficoltà a fare preventivi alla committenza”.

“Tutte questa incertezze ora – conclude Favilla – sono destabilizzanti per le imprese edili perché non consentono loro di programmare l’attività pertanto, se è vero come è vero che l’edilizia è il motore dell’economia, è necessario che il Governo metta mano quanto prima ad una situazione di stallo non più tollerabile. Purtroppo, in questo momento, in cui le aziende il lavoro ce l’hanno, preferiscono fare interventi per chi paga direttamente e non per chi ha intenzione di chiedere lo sconto in fattura. Ora come  all’imprenditore  servono  tanta pazienza, e… spalle larghe”.

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