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venerdì, Aprile 19, 2024

In esposizione il doppio autoritratto ritrovato di Alfredo Catarsini. Apertura straordinaria per Pasqua della mostra dell’artista viareggino

Si è arricchita di un’opera in più  – il “Doppio autoritratto” appena rintracciato a Firenze -, la mostra “Alfredo Catarsini: dalla darsena alla Linea gotica. Paesaggi, figure e grandi composizioni pittoriche (1917 – 1945)”, prima, grande retrospettiva dedicata all’artista viareggino che prosegue al Palazzo delle esposizioni della Fondazione Banca del Monte di Lucca, in Piazza San Martino, fino a domenica 8 maggio.

Aperta il giovedì e venerdì (ore 15:30-19:30) e sabato e domenica (ore 10-12 e  15:30-19:30), la mostra sarà aperta straordinariamente anche il giorno di Pasqua – domenica 17 aprile – dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 19.30, sempre con ingresso libero.

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Il “Doppio autoritratto” fino a poco tempo fa era solo una fotografia in bianco e nero, conservata nell’Archivio Catarsini, a Villa Paolina di Viareggio, con la firma dell’artista piemontese Felice Carena e una data, 9 agosto 1936. Poi, il ritrovamento e, dopo un sommario intervento di manutenzione, la decisione di esporlo in mostra, quale testimonianza della pittura creativa di Catarsini, ma anche dell’azione della Fondazione che nel settembre 2021 ha lanciato la grande campagna di «ricerca di opere fuori circuito di Alfredo Catarsini per il loro inserimento nel catalogo generale in corso di realizzazione» che sta dando ottimi frutti.

Si tratta di un dipinto a olio su compensato, di 59 x 73 centimetri, realizzato nel 1934,  in cui Catarsini recupera modelli figurativi illustri, che gli consentono di mostrarsi simultaneamente sia di fronte, al lavoro davanti al cavalletto, sia di profilo, riflesso nello specchio. Il quadro sembra anticipare i temi e il fascino che esattamente 70 anni più tardi il curatore francese Pascal Bonafoux avrebbe inserito nella mostra “Moi. Autoritratti del XX secolo” proponendo, prima al Musée de Luxembourg di Parigi e poi nella Galleria degli Uffizi di Firenze, ben 149 autoritratti di artisti senza la pretesa né l’ambizione di dire che cos’è l’autoritratto, ed evitando rigide classificazioni; secondo Bonafoux, infatti, nell’autoritratto si riflettono avanguardie, rivoluzioni, manifesti, mille implicazioni storiche, sociologiche e psicologiche a tal punto che l’immagine che l’artista ha di sé, oppure l’immagine che l’artista vuole dare di sé, finisce per diventare un gioco infinito delle parti.

Un meccanismo che evidentemente affascinò anche Catarsini – autore di innumerevoli autoritratti (uno, proprio del 1934, fu donato dai figli Mity e Orazio agli Uffizi ed è visibile in mostra a Lucca) – a tal punto da sperimentare perfino il “raddoppio” del tema.

Curata da Rodolfo Bona con la collaborazione di Claudia Menichini e Elena Martinelli, e promossa da Fondazione Banca del Monte di Lucca, Fondazione Lucca Sviluppo e Fondazione Alfredo Catarsini 1899, l’esposizione propone oltre 80 opere – tra dipinti a olio su vari supporti e disegni a carboncino e china – che permettono uno studio sistematico dei primi 30 anni d’arte  di Catarsini nonché alcuni importanti dipinti che presero parte alle grandi esposizioni degli anni Trenta e Quaranta del Novecento.

Nelle intenzioni del curatore, questa mostra intende ripercorrere le principali tappe dell’itinerario artistico del pittore versiliese durante gli anni che, dagli esordi viareggini sulle sponde della Darsena, all’ombra dalla Torre Matilde, lo condussero alle esposizioni artistiche nazionali dell’Italia fascista, durante gli anni Trenta, alla realizzazione dell’affresco di Viareggio del 1936 e, nel 1944-45, alla realizzazione del ciclo degli affreschi di San Martino in Freddana e Castagnori nel periodo dello sfollamento in Lucchesia. Questo cammino iniziò alla fine del secondo decennio del ‘900, nelle più contenute dimensioni del quadro di paesaggio o del ritratto, per giungere alle grandi composizioni a soggetto storico, sacro e celebrativo che saranno visibili in  mostra  attraverso un video.

E nella scelta delle opere che ben raffigurano la parabola artistica del pittore viareggino, vi sono molte opere “mai viste”, alcune conosciute solo perché pubblicate su testi a stampa o altre che ricompaiono dopo un periodo di relativo oblio.

Per esempio saranno in mostra alcune opere di Catarsini quasi ventenne, ambientazioni e ritratti degli anni ’30 tra cui l’Autoritratto di Alfredo Catarsini del 1934, donato nel 2005 alla Galleria degli Uffizi e da allora mai più mostrato in pubblico; Il grano della bonifica lucchese, il grande dipinto che prese parte al “Premio Cremona” del 1940 e che è stato rintracciato di recente a Grosseto; e il piccolo Veliero ormeggiato, che risale al 1917 e che quindi è l’opera più antica fino a questo momento ritrovata presente in mostra e rappresenta l’alfa della produzione pittorica di Alfredo Catarsini.

Per la prima volta si vedono – in originale – sette degli otto disegni del periodo dello sfollamento che alla fine degli anni Sessanta illustrarono il romanzo Giorni neri di Catarsini, recentemente ristampato per i tipi de “La nave di Teseo”.

 La mostra si articola in nove sale che occupano tre piani del Palazzo delle esposizioni lucchese, nella centralissima Piazza San Martino. Al piano terra vi è una prima sala dal carattere introduttivo con un Autoritratto che fa parte, con altre tre opere in mostra, delle 30 opere che i figli Mity e Orazio Catarsini donarono nel 2001 al Comune di Viareggio, l’opera più antica in mostra  e il grande dipinto del Premio Cremona; al primo piano trovano spazio vedute di  darsene, marine e alcuni disegni; al secondo e più articolato piano del palazzo espositivo, sono ben sette le sale dove si potranno ammirare paesaggi di campagna, ritratti, autoritratti, tra cui quello del 1934 prestato dalla Galleria degli Uffizi, immagini familiari, accanto ad opere dedicate ai temi della guerra e della religione, disegni e dipinti preparatori degli affreschi delle chiese di San Martino in Freddana e Castagnori dove Catarsini fu sfollato, e ancora disegni e dipinti dedicati ai rifugi antiaerei, immagini di Bastia (in Corsica) dove l’artista soggiornò ed espose negli anni ’30, e alcune nature morte.

La mostra comprenderà anche due postazioni video che mostrano attraverso immagini – alcune provenienti anche dall’archivio delle Teche Rai – gli affreschi, dal più antico a Viareggio e quelli di San Martino in Freddana e Castagnori (che l’artista realizzò durante il periodo bellico) e una selezione di documenti, foto, cataloghi, manoscritti del periodo facenti parte dell’Archivio storico di Catarsini, aggiornato costantemente dalla Fondazione e conservato a Villa Paolina, dove è consultabile e visitabile unitamente al suo atelier, ricostruito sin nei minimi particolari nel 2003.

La mostra è corredata da un catalogo con saggi di Rodolfo Bona, Cristina Acidini, Marco Cigolotti, Adolfo Lippi, Renzo Maggi, Claudia Menichini ed Elena Torre. E’ possibile anche ammirarla da remoto collegandosi al sito web www.fondazionecatarsini.com oppure direttamente alla visita virtuale https://my.mpskin.com/it/tour/7ew3xb6qwg .

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