14.5 C
Comune di Viareggio
lunedì, Maggio 6, 2024

Vendemmia, un’annata difficile tra meteo avverso, danni causati dagli ungulati e aumento dei costi

Partita la vendemmia anche in Versilia. Anzi, alcuni produttori l’hanno già quasi terminata. E’ il caso della Tenuta Mariani di Massarosa, dove la vendemmia è iniziata ai primi di agosto dato che l’azienda produce eccellenti e premiati spumanti: infatti le uve destinate a questa tipologia di vino sono le prime ad essere raccolte per esaltare aromi e profumi delle bollicine.

Anche in Versilia si conferma un calo della produzione, come nel resto della Toscana dove le associazioni di categoria prevedono un calo medio della raccolta di uva del 20% ma fortunatamente senza contraccolpi sulla qualità, sul carattere e l’eleganza dell’annata 2023. Elementi che contraddistinguono i vini Made in Tuscany. Una stima confermata anche dall’enologo versiliese Lamberto Tosi, fiduciario della Condotta Slow Food “Terre Medicee e Apuane”.

- Advertisement -

“A pesare sul vigneto regionale – spiegano Coldiretti Toscana e Vigneto Toscana sui propri canali social – è stata l’esplosione, a macchia di leopardo e con differenze sostanziali tra le zone interne e di costa e tra biologico e convenzionale, della peronospora, malattia che ha costretto i viticoltori ad uno sforzo eccezionale per salvare la produzione. Confermata la tendenza alla vendemmia ‘precoce’ con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay, le prime ad essere staccate, in una ‘danza’ che prosegue tra i filari con ciliegiolo, merlot, trebbiano e vermentino, per proseguire con sangiovese e cabernet sauvignon, ultimo vitigno ad essere raccolto tra la fine di settembre ed ottobre”.

“A livello quantitativo l’aspettativa è in calo – afferma Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana e Vigneto Toscana – dovuto soprattutto all’andamento climatico non favorevole, con tanta pioggia in primavera che ha favorito lo sviluppo di importanti fitopatie che hanno creato difficoltà di maturazione e fatto aumentare i costi delle pratiche agronomiche indispensabili per non perdere livello significativi di produzione. La determinazione e la competenze degli agricoltori, aiutati anche dalla scienza e della ricerca, è stata determinante. Il calo medio regionale che stimiamo è del 20%. A livello qualitativo invece, l’abbassamento delle temperature notturne di queste settimane ci regalerà vini aromatici, fini e molto eleganti. Le uve sono belle ed in salute, non hanno subito, come accaduto lo scorso anno, alcun stress idrico. Davanti abbiamo ancora giorni cruciali per monitorare l’evoluzione delle uve: l’annata è molto promettente nonostante sia stata fino a qui molto complessa”.

Letizia Cesani, viticoltrice senese di San Gimignano, è la nuova presidente di Coldiretti Toscana (foto da Facebook)

Insomma, il settore risente delle ripercussioni dei cambiamenti climatici con gelate tardive in primavera e abbondanti precipitazioni a maggio e giugno che hanno contribuito alla diffusione di numerose fitopatie e all’esplosione dei frutti, grandinate improvvise e violente, trombe d’aria e colpi di calore che hanno creato più di una difficoltà alle imprese agricole. Coldiretti evidenzia anche che “per difendere i grappoli dall’attacco della peronospora gli agricoltori hanno dovuto far ricorso a numerosi trattamenti agronomici con un enorme dispendio di risorse umane ed economiche. Imprese che devono fare anche quest’anno i conti con la crescita dei costi, da quello del vetro cavo per le bottiglie che fa registrare un aumento che ha raggiunto il +54% negli ultimi due anni, a quello dei carburanti per il funzionamento di trattori e mezzi agricoli”.

Se non bastassero i problemi climatici, la viticoltura regionale è minacciata anche da cinghiali e caprioli, che entrano ormai senza timore nelle vigne per banchettare con l’uva dei viticoltori, una delle leccornie preferite dagli ungulati. Secondo una classifica stilata da Coldiretti Toscana in dieci anni i danni alle coltivazioni denunciati dagli agricoltori hanno raggiunto i 20 milioni di euro (quasi 1,7 milioni nel solo 2021) ed una buona fetta sono riconducibili proprio alle viti. “Una invasione – sottolinea l’associazione – che contribuisce allo spopolamento delle aree più marginali dove fare agricoltura non è solo più complicato ma anche meno remunerativo”.

Giovanni Busi (foto di Alessandro Fibbi)

La situazione in Chianti

Spostandoci all’interno della Toscana, le stime e le problematiche di Coldiretti sono confermate anche da Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti. “Nella vendemmia 2023 si registra in media un calo di produzione tra del 20% per il vino Chianti, con valori diversi da territorio a territorio – afferma Busi – . Abbiamo iniziato a vendemmiare i bianchi e, dalla prossima settimana, vendemmieremo le uve rosse. In questo momento registriamo aziende che hanno avuto un buon raccolto, grazie ai pronti trattamenti fatti contro la peronospora, e altre che risentono invece di un calo di quantità. Ci sono aziende che registrano anche un danno produttivo che sfiora il 40%. Ma attenzione, da un punto qualitativo non ci sono problemi, la qualità rimane quella tradizionale del Chianti”.

“Purtroppo, le nostre imprese continuano ad essere tartassate dagli enormi aumenti dei costi di energia e materie prime – conclude il presidente del Consorzio Vino Chianti – . Il prezzo del gasolio, per far muovere i nostri trattori, è quasi raddoppiato, così come i prezzi di cartone, bottiglie, anticrittogamici. La ciliegina sulla torta è stato il rincaro del costo del denaro a causa dell’inflazione”.

Consorzio Vino Chianti

I numeri del settore

Lo scorso anno, secondo l’Osservatorio di Assoenologi, Ismea e Unione Italiana vini citato da Coldiretti sui propri canali di comunicazione, la Toscana ha prodotto 2,3 milioni di ettolitri di vino con il settore che contribuisce per il 21% al valore della produzione agricola della Toscana con circa 500 milioni di euro. 12.700 le aziende del settore, 60 mila gli ettari coltivati a vite di cui il 32% con metodo biologico. 58 le indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che generano un valore alla produzione di poco meno di 1,2 miliardi di euro. La componente vino è una voce fondamentale per il primato dell’export agroalimentare nel mondo del nostro Made in Tuscany dove incide per il 37% dell’intero valore e per un importo di 1,2 miliardi di euro nel 2022.

Related Articles

ULTIMI ARTICOLI