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giovedì, Maggio 2, 2024

Ottanta anni fa l’affondamento della Corazzata “Roma”. Ricordo della figura del comandante Adone Del Cima

Il 9 settembre 1943, al largo dell’Isola dell’Asinara, bombe telecomandate sganciate da aerei tedeschi affondarono la Regia Corazzata “Roma”, al comando della quale era il Capitano di Vascello Adone Del Cima nativo di Torre del Lago, primo e ultimo comandante di questa nave da battaglia. E con lui morirono 1393 componenti l’equipaggio più altri 26 fra gli oltre 600 naufraghi salvati dalle altre navi del convoglio. Un convoglio che era salpato da la Spezia, diretto all’Isola della Maddalena, secondo gli ordini impartiti dagli anglo-americani dopo l’armistizio firmato a Cassibile dell’8 settembre precedente.

Adone del Cima dopo aver frequentato e concluso gli studi presso l’Istituto Nautico di Livorno, si era imbarcato come volontario nella prima guerra mondiale come Aspirante Guardiamarina. In breve tempo si impose all’attenzione dei superiori, tanto da conseguire in breve tempo continui aumenti di grado, fino a raggiungere, appunto, il grado di Capitano di Vascello, con il quale assunse il comando della nave “Roma”, quando era ancora in allestimento presso i grandi Cantieri Navali di Monfalcone. Per la cronaca diciamo infine che il suo relitto è stato rintracciato a mille metri di profondità il 28 giugno 2012 ed a 16 miglia dalla costa nel golfo dell’Asinara.

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Sabato scorso è stato commemorato l’80° anniversario dell’affondamento della Corazzata “Roma” con una cerimonia sulla portaerei Cavour nel luogo dell’affondamento, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Alla cerimonia hanno partecipato anche l’ultimo dei 622 reduci della “Roma”, Gustavo Bellazzini, che compirà 102 anni tra pochi giorni, e trenta familiari di quei caduti, tra cui Adonella Spadaccini, pronipote di Adone Del Cima.

Una cerimonia si è svolta anche a Torre del Lago promossa dall’Associazione Marinai d’Italia ANMI alla quale hanno partecipato l’Amministrazione Comunale, autorità locali e associazioni fra cui l’Anpi, che sulla propria pagina Facebook sottolinea come “La vicenda della Roma come Cefalonia o la difesa di Porta San Paolo a Roma si devono considerare l’inizio della Resistenza armata italiana al nazifascismo. Lunedì nel celebrare la liberazione di Torre del Lago ricorderemo la figura del tenente Cei, nato a Torre del Lago, caduto nella battaglia ed eccidio di Cefalonia”

La cerimonia di Torre del Lago e la Corazzata “Roma” (foto dalla pagina Facebook dell’Anpi)

Lo stesso giorno anche presso il Club Nautico Versilia è stato commemorato il centenario di questa tragedia che riguarda il comune di Viareggio perché Adone Del Cima, come si è detto, era nativo di Torre Del Lago e apparteneva ad una famiglia torrelaghese. Per cui commemorando l’affondamento della “Roma”, indirettamente si commemora la figura del suo comandante, che al mare ha dedicato tutta la sua vita, tanto da accoglierne il corpo.

L’importante iniziativa è stata presa dal “Club Nautico Versilia”, presieduto da Roberto Brunetti in collaborazione con il gruppo ANMI presieduto da Maurizio Tonazzini, in occasione della Giornata della Memoria dei Marinai. La conferenza, organizzata presso il Club Nautico, è stata introdotta dal vice presidente del sodalizio Ammiraglio CP Marco Brusco e già comandante della Capitaneria di Porto Guardia Costiera di Viareggio, mentre la relazione commemorativa è stata svolta dal giornalista Romano Quadrati.

Sta di fatto che, al di là della rievocazione di questa ennesima tragedia del mare per cause belliche, molto importante è il fatto che a comandare la “Roma” dal porto di La Spezia alla base militare della Maddalena era un viareggino di Torre del Lago. Al di là delle solenni e doverose cerimonie relative all’affondamento, l’80° anniversario della tragedia poteva essere l’occasione per una celebrazione specifica della figura del Capitano di Vascello Adone Del Cima, primo e ultimo comandante dell’allora nave ammiraglia della flotta Italiana.

Nato infatti il 7 giugno 1898 da Pellegro e Paolina Ghilarducci – una famiglia torrelaghese molto conosciuta e stimata, dove tuttora abitano i nipoti – il Comandante Del Cima, per le sue innate qualità di uomo e di marinaio, avrebbe meritato un ricordo personale e non nel contesto dell’affondamento di una nave, seppure la più grande e più avanzata di quegli anni. Fatto che è stato appunto rievocato nelle sedi più consone, fra cui appunto il “Club Nautico Versilia”.
M.P.

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