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venerdì, Aprile 26, 2024

La straordinaria figura di Mario Tobino nelle parole della nipote Isabella. Un viaggio attraverso i libri su Viareggio

Sembrava – abbiamo detto sembrava – di essere al “Globe” di Londra dove Shakespeare metteva in scena le sue tragedie e le sue commedie. Un teatro circolare in legno a più piani con la scena che si svolgeva al centro dell’emiciclo. Invece si era nel cortile della parrocchia di San Paolino a Viareggio con gli ascoltatori in circolo che ascoltavano Isabella Tobino che intratteneva il folto pubblico presente su suo zio Mario attraverso un excursus su due libri scritti da Tobino: “Lungo la spiaggia e di là dal molo” e “Zita dei fiori” con cui vinse per la seconda volta il “Premio Letterario Viareggio”.

Il primo se lo era aggiudicato con un libro sulla Resistenza viareggina, “Il clandestino”. Il tutto intercalato da brani dei due volumi letti dall’attrice Martina Benedetti. Un’iniziativa quella di don Mauro Lucchesi, parroco di San Paolino, che ha portato ad intrattenere il pubblico – con identico successo – su Giovan Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, che fu a Viareggio prima di entrare in Seminario, e su Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca, che elevò Viareggio a rango di città.

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Ebbene, Isabella Tobino, oltre ad essere la fedele custode della memoria letteraria e medica dello zio Mario – che di professione quotidiana faceva lo psichiatra nell’allora manicomio di Fregionaia (Maggiano) – da anni è presidente della “Fondazione Tobino” che ha proprio sede “Nelle antiche scale” che per circa quarant’anni Mario Tobino ha salito e sceso quando non stava nelle due stanze – una camera e uno studio – che davano nel chiostro che abbiamo frequentato diverse volte.

Ecco così che, a prescindere dalle letture dell’attrice Martina Benedetti che hanno fatto rivivere i punti salienti dei due libri sopracitati, l’intervento della nipote Isabella ha inquadrato in modo efficace l’afflato che ha sempre unito Mario Tobino con la Viareggio della darsena, dove appunto si costruiva il naviglio dalla tartana al trabaccolo fino al leggendario “barcobestia” che solcava gli oceani. Ma non solo perché nei suoi scritti viareggini le donne hanno sempre avuto un’ importanza particolare, per la loro bellezza, per la loro allegria e per la pazienza avuta nell’attendere i mariti marinai spesso anche dopo anni di assenza. Esempio tipico la donna de “L’angelo del Liponard” che dopo la morte del marito soddisfece le voglie di tutti i marinai rimasti senza capitano. E questo è un altro libro in cui Mario Tobino esprime tutta la sua “viaregginità” con il descrivere la vita di bordo e il comportamento della moglie del capitano in quella libertà anarchica che soprassedeva alla vita quotidiana non solo dei marinai, ma anche dei “terrazzani”, cioè di coloro che non avevano mai navigato o che avevano cessato di farlo per età o per infortuni.

Quindi un’Isabella a tutto campo che ha attratto il pubblico con il suo eloquio, semplice ed erudito allo stesso tempo, che l’ha sempre caratterizzata nelle numerosissime conferenze tenute per tener vivo l’interesse su di uno zio speciale come ebbe ad essere ed è Mario Tobino.
Mario Pellegrini

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