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mercoledì, Ottobre 9, 2024

L’olivo Quercetano, una tradizione e una risorsa da tutelare e valorizzare

<Olivo Quercetano: tutelare la tradizione guardando al futuro>. L’olio rappresenta una risorsa oltre che una tradizione millenaria ma poco conosciuta della Versilia Storica. Da oltre 15 anni, l’associazione di produttori prima e la comunità Slow Food oggi, si battono per tutelare e valorizzare la biodiversità che è sul nostro territorio, ovvero l’olivo Quercetano, ma la battaglia è molto difficile.

<Gli oliveti quercetani secolari rischiano oggi l’estinzione – spiega Cristina Pellizzari, responsabile comunicazioni comunità Olivo Quercetano e Slow Food Terre Medicee e Apuane – : l’urbanizzazione legata al turismo e lo sviluppo industriale sta velocemente riducendo la superficie coltivata facendo scomparire le olivete ultracentenarie e costringendo le sopravvissute in piccoli fazzoletti di terra tra le case e le industrie. Pensiamo che da quando abbiamo iniziato questa avventura, molte cose stanno lentamente cambiando nelle istituzioni e nella sensibilità collettiva, soprattutto negli ultimi anni>. Pellizzari elenca quindi alcuni punti fondamentali: <il 1° gennaio 2020 la legge di bilancio 2020 che ha istituito e riconosciuto l’“Oleoturismo”; nel 2021 la “transizione ecologica” affronta i temi della sicurezza del territorio, con interventi di prevenzione e di ripristino a fronte di significativi rischi idrogeologici, della salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità; nel 2022 la tutela dell’ambiente entra in Costituzione e, nella scheda che accompagna il provvedimento, si legge che l’obiettivo è quello di “riconoscere un principio di tutela ambientale nell’ambito dei Principi fondamentali enunciati nella Costituzione, attribuendo alla Repubblica anche la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi”>.

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<Con questi presupposti – sottolinea – chiediamo alle amministrazioni locali di aiutarci nel tutelare e valorizzare questa pianta che è stata riconosciuta, anche da studi recenti di genetica molecolare, come varietà distinta tra tutte quelle presenti nel panorama toscano. Essa è presente nei Comuni da Camaiore a Massa almeno da 3 secoli e nella zona della Versilia Storica anche da tempi più antichi esistendo piante che sicuramente risalgono ad oltre 600-700 anni fa. La varietà può definirsi a pieno titolo autoctona anche in funzione del fatto cheil suo nome la lega alla località di Querceta, nel comune di Seravezza, al centro dell’unico areale di distribuzione della varietà ad oggi conosciuto. Non ci rendiamo conto per abitudine ma ovunque, dalle spalle di Forte dei Marmi a tutta la piana di Querceta a salire su verso le colline di Seravezza e la piana di Pietrasanta, quella macchia verde che ci infonde serenità e armonia visiva è l’olivo. Una sorta di imponenza che contrasta e si armonizza con l’altra immensa distesa blu del mare, due espressioni forti che entrambe hanno solleticato la fantasia di artisti, poeti e scrittori che in questa terra hanno trovato ispirazione per le loro opere>.

Cristina Pellizzari ricorda poi che <dal 2017 abbiamo creato il presidio Slow Food dell’olivo Quercetano grazie all’aiuto di Davines, la quale ci ha aiutato come sponsor in questo importante passaggio e ci ha seguito nelle nostre diverse manifestazioni creando video sulla nostra realtà che ci hanno fatto conoscere in Italia e in varie parti del mondo. A novembre del 2021 abbiamo organizzato insieme all’azienda e i suoi collaboratori, venuti da tutta l’Italia e dall’estero, con la collaborazione dei produttori, una giornata dedicata alla piantumazione su terreni pubblici del Comune di Seravezza dove abbiamo piantato 34 piante e 70 piante sui terreni privati dei nostri associati, per creare un legame affettivo tra il nostro paesaggio e la nostra biodiversità. Al fine di pensare un futuro nuovo dove possa esistere un favorevole connubio tra paesaggio ed esigenze urbanistiche. Questa interessante iniziativa ci ha portato a riflettere e capire come sarebbe interessante sviluppare questa proposta con altri Comuni del presidio, in modo da sensibilizzare la popolazione e sviluppare con loro futuri progetti per il recupero di oliveti abbandonati attraverso la partecipazione dei giovani, che in questi anni hanno riscoperto l’importanza del recupero delle olivete e l’eccellenza di questa varietà di olio extravergine. Alle amministrazioni  – sottolinea – vorremmo far notare che l’olio è il prodotto più antico della nostra tradizione e di conseguenza può essere la ricchezza e bellezza del futuro del nostro paesaggio e delle nostre tavole>.

Infine, a sostegno delle richieste delle associazioni, Cristina Pellizzari cita un brano scritto dal celebre enologo Giorgio Tachis nel trattato “La socialità delle piante”: <L’albero è da sempre l’amico più sincero della nostra vita. Esso secondo le credenze popolari e non popolari è il simbolo stesso dell’uomo, della sua vita, del suo destino, delle sue speranze oltre la morte. L’albero è per eccellenza misura del tempo: segna infatti l’arrivo e il dissolversi delle stagioni. Il suo divenire è orientato alla verticalità: non vive per vivere. Punta verso la luce, e ha radici nelle materia, ossia nella terra e i rami rivolti verso i cielo. Parla così di elevazione; conosce la sofferenza, viene offeso e maltrattato dalle intemperie, ma esso non cede. Nei rigori dell’inverno infatti sembra morire, invece prepara la primavera. L’ascensionalità delle piante-albero sprona l’uomo a la propria verticalità, nostalgia innata di luogo iper o super celeste, tentativo evasione a cui nessuno sfugge>.

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