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venerdì, Maggio 3, 2024

Superbonus, una soluzione necessaria al problema per le casse dello Stato ma anche per l’economia del Paese

Il decreto legge del 16 febbraio scorso sui superbonus risponde a tre obbiettivi del Governo Centrale:

  • 1) ha posto fine agli acquisti di crediti di imposta da parte di Comuni, provincie e Regioni;
  • 2) ha dato certezza sugli obblighi degli acquirenti dei crediti di imposta (soprattutto banche)  che consentono loro di essere esclusi dai rischi di responsabilità tributaria solidale per il concorso ‘colposo nella violazione’;
  • 3) la prosecuzione della possibilità di beneficiare dei Bonus edilizi mediante le opzioni di sconto o cessione fino alla naturale scadenza prevista dall’art. 121 del DL 34/2020 solo per le spese relative a lavori i cui titoli abilitativi sono stati richiesti entro la data di entrata in vigore del decreto 17/2/2023. 

Vediamo adesso i problemi veri dei crediti di imposta sul ‘superbonus’. E’ ormai chiaro che i crediti di imposta generati dalle opzioni sulle spese per interventi edilizi agevolati con il superbonus e le altre detrazioni sono il frutto del loro ‘successo’ e della ‘ sottostima’ che aveva consentito la introduzione della norma nel 2020 (scritta peraltro non certo bene) e che aveva portato alla proroga nel 2021. Il problema quindi non era e non è solo ‘politico’ o di classificazione contabile cioè tecnico: il problema è l’effettiva sopportabilità del bilancio dello Stato nonostante gli indubbi vantaggi che la legislazione agevolativa a portato, contribuendo alla crescita del PIL nazionale.

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Il problema vero è di volumi per la spesa pubblica pur al netto dei rientri conseguenti alle imposte pagate sugli utili e sulle attività delle società commissionarie. A fine anno 2022 i crediti di imposta generati ammontavano già a circa 105 miliardi ed è facile prevedere che al 16 febbraio 2023 abbiano raggiunto, aggiungendo i circa 15 miliardi incagliati, la cifra di 120 miliardi di euro…

L’importo complessivo è apparso dunque fuori misura, sia per la capacità di assorbimento da parte del mercato sul lato della domanda di acquisto crediti (questo ha prodotto l’incaglio e anche fenomeni speculativi che hanno continuato ad acquistare ma a tassi di fatto ‘usurai’) ma soprattutto ha messo in difficoltà la capacità di assorbimento sostenibile sul piano finanziario da parte dello Stato. L’avvio da parte di Province, Comuni e Regioni di acquisti dei crediti nei cassetti fiscali delle banche – peraltro senza alcun tipo di disciplina specifica – è stata per il Governo la classica ‘goccia che ha fatto traboccare il vaso’. Resta fermo il fatto che gli Enti locali che si sono proposti lo hanno fatto per risolvere una questione economico sociale occupazionale che affliggeva le imprese che detenevano crediti ‘incagliati’ e che rischiavano e rischiano la chiusura per mancanza di liquidità.

Occorreva quindi per il governo ‘fermare la macchina’ ma comunque il fermo avrebbe dovuto essere accompagnato da una soluzione efficace per l’incaglio  presente e preoccupante.

La soluzione è stata trovata ieri nell’incontro fra Governo, Ance, ABI CDP e associazioni rappresentative delle categorie economiche interessate (Confindustria, Confapi, CNA). La soluzione concordata – alla quale va dato concretamente seguito con provvedimenti conseguenti – è la possibilità per il sistema bancario di utilizzare la compensazione dei crediti fiscali da superbonus con quanto andranno a riscuotere dai propri clienti che pagheranno i loro debiti di imposta tramite F/24 agli sportelli. Questa soluzione consentirà alle banche di acquistare gli ulteriori 15 miliardi di crediti ‘incagliati’ dando liquidità alle imprese che ne hanno necessità per le loro spese correnti, pagare dipendenti e fornitori.

Tutto bene dunque? Vedremo. Certamente l’osservatorio pubblico deve dotarsi di strumenti di controllo della spesa e della qualità della spesa con la dovuta attenzionalità funzionale anche per reprimere non solo le frodi ma anche un utilizzo poco corretto per i benefici pubblici che hanno scopi ben precisi – fissati nella norma agevolativa – che debbono necessariamente essere meglio vigilati e verificati puntualmente.

Gianfranco Antognoli/ConCredito

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